Anche
noi
abbiamo
la
pretesa
di
Giacomo
e
Giovanni
(Mc.10,35)
quando
chiediamo
a
Gesù
di
ottenere
delle
concessioni
particolari
per
la
nostra
vita.
Dovremmo
chiedere
se
abbiamo
amato
e
perdonato
come
avremmo
dovuto,
se
siamo
salvi
o
condannati
nella
vita
eterna.
Oppure
di
farci
portare
un
po’
la
sua
croce
per
espiare
le
offese
che
riceve
in
continuazione
insieme
alla
sua
dolcissima
Madre.
Ci
interessa
la
nostra
vita
spirituale?
Ciò
che
risana
l’anima
penalizza
il
corpo.
Ricordiamoci
che
tutto
il
nostro
comportamento
viene
verbalizzato,
così
pure
le
nostre
parole
anche
se
le
dimentichiamo.
Il
demonio
va
a
nozze
con
chi
ha
la
lingua
facile.
Quante
parole
abbiamo
detto
che
vanno
a
nostro
favore
e
quante
contro
di
noi?
Quello
che
va
a
nostro
vantaggio
è
il
silenzio
perché
esso
favorisce
l’incontro
con
il
Signore,
tuttavia
anche
nelle
preghiere
vogliamo
imporre
le
nostre
condizioni.
Vogliamo
costruire
la
nostra
fede
sulle
parole,
sul
dialogo,
sulla
lettura
di
un
libro
o
sulla
visione
di
qualcosa
che
ci
emoziona,
perché
ci
coinvolgono
emotivamente.
Così
ci
siamo
allontanati
anni
luce
dall’autenticità
cristiana.
Anche
davanti
al
Santissimo
vogliamo
creare
un
programma
basato
sul
rumore.
Come
fa
a
parlare
il
Signore?
Egli
ci
parla
veramente
e
ci
fa
capire
i
nostri
errori.
Perché
pensiamo
che
nella
nuova
evangelizzazione
serva
la
parola?
Essa
non
sarà
mai
conforme
al
comandamento
di
Dio.
L’unica
cosa
che
possiamo
fare
è
amare.
La
parola
ha
creato
tanta
infelicità:
nel
dissenso,
nella
polemica,
nella
malignità,
nella
gelosia,
nell’invidia,
nell’opportunismo.
È
stata
l’origine
di
tante
guerre
e
della
disgregazione
spirituale
e
delle
famiglie.
Sapendo
il
male
che
ha
causato,
offriamo
il
nostro
silenzio.
Hanno
tutti
una
gran
voglia
di
parlare
e
di
proporsi,
ma
nessuno
ascolta.
Noi
cristiani
siamo
chiamati
al
silenzio
perché
le
parole
spesso
portano
al
disorientamento.
Mai
riceveranno
un
incarico
dal
Signore
coloro
che
parlano
troppo,
né
dalla
Madonna
che
è
la
Regina
del
silenzio.
Dio
non
sceglie
chi
incanta
o
convince,
né
chi
si
propone
nel
miracolo,
ma
chi
è
ubbidiente.
Dobbiamo
essere
prudenti,
parlare
al
momento
opportuno
e
realizzare
progetti
silenziosi
tra
noi
e
il
Signore.
Quando
tendiamo
la
mano
al
nostro
nemico
dobbiamo
saper
accettare
anche
l’umiliazione
di
un
suo
rifiuto.
I
comandamenti
di
Dio
sono
basati
sull’amore
e
sulla
libertà,
le
altre
dottrine
obbligano
a
certi
comportamenti
crudeli
e
tutti
obbediscono
perché
sono
sotto
una
dittatura
terrificante.
Come
possiamo
dire
che
è
impossibile
seguire
gli
insegnamenti
cristiani?
Sappiamo
che
un
nostro
gesto
può
far
felice
un’altra
persona,
invece
pensiamo
solo
a
noi
stessi.
Dire
che
otteniamo
tutto
con
la
preghiera
è
un
offesa
verso
il
Signore,
Re
della
giustizia,
che
non
dà
tutto
a
uno
e
niente
all’altro.
È
un
offesa
anche
verso
chi
ha
pregato
più
di
noi
e
non
è
nella
nostra
condizione,
se
abbiamo
ottenuto
dei
privilegi
teniamoceli
per
noi
e
ringraziamo
Dio,
le
cose
potrebbero
cambiare
da
un
momento
all’altro.
Piangiamo
con
chi
piange
e
ridiamo
con
chi
ride,
stiamo
attenti a quello che diciamo perché possiamo allontanare dalla fede coloro che soffrono.
L’AMICIZIA DI TANTE ANIME NASCOSTE
L’amicizia
è
un
sentimento
nobile
che
favorisce
il
comandamento
di
Dio.
Anche
Gesù
l’ha
conosciuta.
Quando
è
risorto
ha
aperto
le
porte
del
Paradiso,
perciò
abbiamo
tanti
amici
in
cielo
che
intercedono
per
noi,
che
ci
soccorrono
nei
momenti
difficili
della
vita
e
ci
incitano
a
diventare
migliori.
Ma
noi
impediamo
loro
di
aiutarci
perché
non
ci
amiamo.
Siamo
buoni
e
disponibili
oppure
diamo
solo
se
riceviamo?
Con
le
nostre
preghiere
non
diamo
vantaggi
ai
santi
o
a
Maria
Santissima
perché
sono
già
Paradiso,
ma
possiamo
sostenerli
affinché
ci
ottengano
delle
grazie.
Essi
sono
diventati
tali
per
aver
ascoltato
la
parola
di
Dio
e
per
essersi
mantenuti
retti,
non
per
le
nostre
preghiere.
Siamo
solidali
con
le
sofferenze
e
le
tribolazioni
che
hanno
ricevuto?
Come
possiamo
dire
che
un
santo
ci
dà
di
più
di
un
altro
santo
o
che
la
benedizione
di
un
prete
vale
più
di
quella
di
un
altro
prete?
È
un
modo
di
peccare,
è
parlare
in
modo
improprio
in
nome
di
Dio.
Morire
per parlare di Dio (come alcuni missionari) oppure enfatizzare per parlare di Dio: dov’è il nesso, il collegamento?
SETTANTA VOLTE SETTE
Per
ogni
comandamento
Mosé
può
aver
scritto
70
emendamenti,
quindi
ogni
precetto
può
avere
vari
significati.
Sono
sette
i
comandamenti
per
l'uomo
e
sette
sono
vizi
capitali:
ci
possono
essere
70
modi
diversi
per
trasgredire
ad
ogni
comandamento.
Nulla
è
stato
tolto
di
quello
che
ha
scritto
Mosé,
conosciamo
un
emendamento
di
un
comandamento?
Nella
natura
dell'uomo
ogni
comandamento
ha
risultati
infiniti.
Settanta
volte
sette
è
un
dato
significativo,
le
parole
di
Gesù
(Mt.18,22)
potrebbero
avere
un
significato
ben
preciso.
Abbandoniamoci
totalmente
a
Dio
nell’obbedienza.
Conoscere
gli
emendamenti
dei
comandamenti,
anche
non
a
memoria,
può
aiutare
ad
aumentare
il
santo
timor
di
Dio,
che è come un calmiere su tutti i nostri “pruriti”.
I disastri della lingua
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