Mai
come
in
questi
tempi
si
alza
dalla
terra
il
grido
di
dolore
causato
dalla
violenza
dell'uomo,
solamente
perché
non
siamo
stati
capaci
di
difendere
le
verità
rivelate
da
Gesù
Cristo
2000
anni
fa.
Le
abbiamo
sostituite
con
un
bene
terreno,
ma
le
risultanze
sono
altamente
drammatiche.
E’
un
gravissimo
errore
di
interpretazione.
Il
Signore
è
di
una
precisione
stupenda,
se
seguiamo
la
sua
scaletta
arriviamo
in
cima
in
una
misura
meravigliosa
e
pregustiamo
già
le
anticipazioni
del
paradiso.
Perché
facciamo
di
tutte
le
erbe
un
fascio?
Abbiamo
notato
che
va
tutto
contro
la
vita
e
ciò
che
Dio
ha
creato?
Si
vuole
alterare
ogni
cosa
e
anche
noi
cristiani
veniamo
risucchiati
nel
vortice,
inconsapevoli
del
nostro
privilegio
e
della
nostra
responsabilità.
Un
giorno
ne
dovremo
rendere
conto.
Cosa
abbiamo
in
mano
di
ciò
che
ha
creato
l'uomo?
Niente,
tutto
si
è
sviluppato
dalla
materia
prima
creata
da
Dio
e
noi
siamo
la
continuazione
della
sua
creazione.
Perché
pensiamo
di
poter
fare
tutto
quello
che
vogliamo?
La
sola
cosa
che
ci
unisce
(esteriormente)
è
la
recita
del
santo
Rosario.
Siamo
convinti
di
far
finire
le
guerre?
Neanche
Maria
Santissima
ci
esorta
a
questo,
anzi
è
triste
perché
vede
la
sua
preghiera
usata
come
unico
elemento
di
unione
fra
tanti
cuori
ribelli
e
anime
false.
Il
Rosario
deve
essere
il
coronamento
della
nostra
vita,
della
gioia,
non
il
suo
fondamento.
Fondiamoci
piuttosto
sulla
parola
di
Dio.
Ma
il
profeta
che
la
presunzione
di
dire
in
mio
nome
una
cosa
che
io
non
gli
ho
comandato
di
dire
o
che
parlerà
in
nome
di
altri
dei,
quel
profeta
dovrà
morire
(Dt.18,20).
È
duro
questo
richiamo,
parliamo
di
ciò
che
il
Signore
ha
rivelato?
Trasmettiamo
il
Dio
Creatore,
dell’amore,
o
un
dio
qualsiasi
da
paragonare
a
un
profeta?
Bisogna
essere
più
professionali
nella
nostra
fede,
non
così
sbilenchi.
Vi
esorto
pertanto,
fratelli,
per
il
nome
del
Signore
nostro
Gesù
Cristo,
ad
essere
tutti
unanimi
nel
parlare
,
perché
non
vi
siano
divisioni
tra
voi,
ma
siate
in
perfetta
unione
di
pensiero
e
d'intenti
(1Cor1,10).
Siamo
tutti
unanimi
nel
parlare
oppure
ci
sono
divisioni?
Vogliamo
il
bene
degli
altri
senza
ipocrisia?
Abbiamo
uno
spirito
e
un
cuore
diverso,
parliamo
secondo
le
nostre
esigenze,
ci
classifichiamo,
eppure
facciamo
parte
della
stessa
famiglia.
A
livello
spirituale
è
come
se
andassimo
a
dire
che
con
la
farina
si
fa
la
malta…
Anche
oggi
i
cristiani
sono
di
molte
fazioni,
chi
sostiene
una
cosa
e
chi
un'altra,
come
ai
tempi
dell’Apostolo:
"
Io
sono
di
Paolo",
"Io
invece
sono
di
Apollo",
"
E
io
di
Cefa",
"E
io
di
Cristo!
"
(1Cor1,12).
C'è
invidia
e
gelosia
persino
nei
gruppi
di
preghiera!
Cristo
è
stato
forse
diviso?
Veniamo
dallo
stesso
Padre
e
abbiamo
ricevuto
la
stessa
Parola.
Se
non
vi
fossero
divisioni
il
nostro
cuore
traboccherebbe
di
gioia
perché
scenderebbe
la
grazia
del
Signore,
ma
davanti
a
queste
contraddizioni
non
viene
a
favorire
alcuni
e
a
penalizzare
altri.
Perché
andiamo
in
chiesa?
Dopo
la
santa
messa
non
ci
rimane
nulla
perché
non
la
viviamo
e
dimostriamo
l'esatto
contrario
dell'amore
e
del
perdono.
Ci
rimane
il
gettone
di
presenza.
Invece
di
aprire
il
nostro
cuore
l’abbiamo
imprigionato,
indurito,
siamo
pieni
di
livore;
abbiamo
liberato
la
mente
che
produce
polemiche.
Parlando
delle
nostre
emozioni
e
non
delle
principali
Verità,
de-cristianizziamo
il
popolo.
Gesù
ci
richiama
all'ordine
per
non
basare
la
nostra
fede
sul
sensazionalismo,
sui
segni,
sul
fatto
eclatante,
su
cose
che
non
potremmo
confermare:
ne
aveva
guariti
molti,
così
che
quanti
avevano
qualche
male
gli
si
gettavano
addosso
per
toccarlo.
Gli
spiriti
immondi,
quando
lo
vedevano,
gli
si
gettavano
ai
piedi
gridando:
"
Tu
sei
il
Figlio
di
Dio!"
.
Ma
egli
li
sgridava
severamente
perché
non
lo
manifestassero
(Mc.3,8-12).
Non
voleva
essere
manifestato
come
l'uomo
dei
miracoli
per
non
portare
confusione.
Noi
invece
riveliamo
solamente
quello,
vogliamo
azioni
che
coinvolgono
e
ci
fanno
sentire
protagonisti.
Anche
il
male
sa
compiere
prodigi
e
soddisfa
chi
ne
ha
il
prurito,
però
li
svuota
della
parola
di
Dio.
Se
trasmettiamo
un
linguaggio
diverso
e
ci
applichiamo
solamente
a
una
pratica
orale,
rendiamo
vana
la
croce
di
Cristo
(1Cor1,17).
E’
un
peccato
gravissimo
e
per
un
ateo
tutta
questa
confusione
è
additata
a
Cristo.
Possiamo
anche
noi
imitare
i
profeti,
chiamiamoli
per
nome
o
con
dei
diminutivi,
perché
non
sono
persone
inarrivabili.
Essi
non
avevano
una
dialettica
convincente
perché
si
sentivano
indegni,
ma
hanno
sacrificato
la
loro
vita
accettando
ogni
sorta
di
ingiustizia;
dubitiamo
di
coloro
che
convincono
con
le
parole.
La
sapienza
non
sta
nella
mente,
ma
nel
cuore,
ecco
perché
Paolo
non
predicava
con
discorsi
sapienti.
Gesù
stesso
parlava
un
linguaggio
comprensibile
a
tutti,
ai
miseri
e
agli
analfabeti.
Molti
santi
erano
considerati
bugiardi
perché
rispondevano
in
modo
inadeguato,
istintivo:
magari
era
dovuto
al
peso
che
avevano
sulle
spalle.
Ma
per
noi
ogni
occasione
è
buona
per
criticare.
“Mentre
il
male
ha
aumentato
gli
attacchi,
voi
avete
indebolito
le
difese”
disse
la
Madonna
a
Roberto.
Rispettiamo
la
volontà
di
Dio?
Siamo
disposti
a
ricevere
qualche
ingiustizia
e
a
sopportare
i
tradimenti?
Sono
i
nostri
nemici
che
ci
fanno
guadagnare
il
paradiso,
gli
artefici
principali
della
nostra
salvezza.
Perché
non
li
consideriamo
amici?
Pensiamo
di
perdonare
e
amare
chi
ci
ha
fatto
del bene.
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© Un deserto sul Misma - Silenzio, preghiera, meditazione, abbandono….
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