Noi
cristiani
abbiamo
perso
troppo
tempo
a
dare
annunci
di
castighi
che
fanno
preoccupare
la
gente.
Fino
a
pochi
secoli
fa
non
era
così
diffusa
la
presenza
di
Maria
Santissima
su
questa
terra,
eppure
i
migliori
santi
sono
dell'epoca
precedente.
Avevano
le
tribolazioni
principali
dai
loro
contemporanei
ma
non
li
criticavano.
Oggi
basterebbe
poco
per
fare
il
salto
di
qualità,
sarebbe
sufficiente
che
espiassimo
i
difetti
degli
altri
offrendo
i
nostri.
Dovremmo
sacrificare
la
nostra
lingua,
la
critica,
la
polemica
in
riparazione
dei
nostri
peccati
e
di
quelli
dei
nostri
fratelli.
Rinunciando
alle
nostre
dipendenze,
un
bicchiere
di
vino,
una
dose
quotidiana
di
droga,
un'attrazione
fisica
non
corretta,
potremmo
riparare
a
tante
offese
che
Gesù
riceve
ogni
giorno
e
diventare
i
servi
ausilianti
di
Maria
Santissima.
Se
vediamo
uno
che
non
si
comporta
bene
nel
nostro
ambiente
di
lavoro,
cerchiamo
di
comportarci
bene
noi
e
di
non
fare
comunella
con
un
altro
per
dire
che
quello
è
un
vigliacco.
Chi
parla
male
di
un'altra
persona
fa
il
gioco
del
demonio,
è
come
chi
butta
una
piuma
al
vento,
non
sa
mai
dove
va
a
poggiare.
Ognuno
di
noi
ha
un
punto
debole
carnale,
psicologico
o
di
avidità,
che
non
riesce
a
liberarsene.
Anche
la
superbia
deriva
dall'avidità
di
noi
stessi,
dal
desiderio
che
il
mondo
vada
come
diciamo
noi.
Possiamo
decidere
di
liberarci
coraggiosamente
delle
nostre
fragilità,
così
non
ci
mancheranno
più
quelle
cose
che
tanto
abbiamo
gradito
nella
nostra
vita.
Rinunciando
a
quella
frazione
di
secondo
per
amore
di
Dio,
guadagniamo
l'eternità.
Quella
debolezza
bisogna
tagliarla,
non
possiamo
entrare
in
cielo
pensando
di
cavarcela
con
due
preghiere.
Però
dobbiamo
arrivarci
per
gradi,
è
la
battaglia
contro
noi
stessi.
Siamo
noi
che
vestiamo
tutte
le
mattine
il
miracolo
più
bello
di
Dio,
gli
laviamo
la
faccia,
lo
nutriamo
e
cammina
con
noi.
Quale
amore
spirituale
diamo
a
questo
corpo?
Siamo
pazienti
o
litigiosi,
permalosi
o
umili,
maliziosi
o
puri?
Siamo
coerenti
con
il
Dio
che
ci
ha
creati
oppure
non
vogliamo
esserlo
perché
i
nostri
difetti
ci
fanno
piacere?
Le
nostre
rinunce
sono
gradite
in
cielo
più
di
tante
preghiere
fredde:
che
bello
pregare
pur
avendo
già
nel
cuore
il
premio!
Pensiamo
che
sia
così
facile
aver
creato
l'uomo?
Con
quale
rispetto
generiamo
i
figli?
Come
possiamo
fermare
la
vita
appena
concepita?
Bisogna
che
ci
immergiamo
nella
grazia
che
il
Signore
ci
ha
dato
in
abbondanza,
non
facciamo
l'errore
di
disperderla.
C'è
una
differenza
abissale
tra
chi
è
stato
battezzato
e
chi
no,
se
si
vedesse
ad
occhio
nudo,
le
persone
si
metterebbero
in
coda
per
riceverlo.
Quante
volte
abbiamo
offeso
il
nostro
corpo
creato
per
essere
santo?
Senza
la
fede
non
possiamo
gestire
i
suoi
impulsi,
non
cerchiamo
di
dominare
gli
istinti
dei
nostri
fratelli
quando
non
riusciamo
a
dominare
i
nostri.
Per
aumentare
la
fede
serve
che
ci
amiamo,
che
sappiamo
accettare
la
croce,
cioè
la
prepotenza
altrui.
Immaginiamo
un
grande
pentolone
pieno
di
verdure
per
un
minestrone,
senza
sale
sarebbe
insipido,
così
è
la
grazia
del
Signore,
basta
poco
per
dare
luce
al
corpo,
alla
nostra
vita.
Rinunciamo
alle
nostre
dipendenze
come
tacito
accordo
e
dimostrazione
che
abbiamo
il
santo
timore
di
Dio,
così
la
nostra
preghiera
sarà
splendente
come
il
sole,
sarà
la
voce
degli
angeli
anche
per
quelli
che
ci
sentono.
Togliamo
perciò
frenesia,
ansia,
tensione,
ragionamenti,
dimostrazioni,
misticismo,
perché
non
serve
recitare
un
copione.
Se
non
riusciamo
ringraziare
il
Signore
offriamo
almeno
le
nostre
miserie,
così
almeno
siamo
consapevoli
di
averle,
e
aggiungiamo
quelle
degli
altri.
Il
mondo
non
lo
cambiamo
con
due
preghiere,
ma
qualcosa
cambiamo
se
siamo
giusti.
Il
nostro
comportamento
è
più
importante
quando
riusciamo
ad
accettare
le
ingiustizie
e
il
pensiero
delle
persone
che
ci
vivono
accanto.
Il
Signore
non
ha
scelto
come
apostoli
coloro
che
frequentavano
il
tempio,
cerchiamo
di
amare
anche
chi
non
fa
le
nostre
stesse
cose,
perché
i
conflitti
nascono
dalle
diversità
di
vedute.
Abbiamo
fatto
di
tutto
per
difendere
la
pace
nella
nostra
casa?
Non
tutte
le
guerre
sono
state
vinte
nel
primo
attacco,
a
volte
bisogna
perdere
qualche
battaglia,
ma
per
vincere
contro
il
male
dobbiamo
essere
uniti.
Ci
sono
tante
contrarietà
e
delusioni
nella
famiglia
perché
non
c'è
amore.
Amare
significa
accettare
il
carattere
di
chi
abbiamo
amato
e
giurato
fedeltà
davanti
al
Signore,
nella
buona
e
nella
cattiva
sorte,
nella
salute
e
nella
malattia.
Invece
ci
inventiamo
nuove
emozioni
con
altre
persone...
Se
una
cosa
dà
fastidio,
non
facciamola,
impariamo
ad
essere
più
comprensivi.
Perché
ciò
che
dà
fastidio
deve
diventare
elemento
di
divisione?
C'è
chi
sbaglia
a
provocare
e
chi
a
non
accettare.
Chi
accetta
ha
già
risolto
il
problema,
dovremmo
amare
di
più
l'antipatico,
è
quello
che
ci
fa
mettere
al
primo
posto
Dio.
Chi
è
simpatico
o
un
nostro
caro
ha
già
la
garanzia
dei
nostri
sentimenti,
ma
se
amiamo
l'antipatico
lo
facciamo
diventare
noi
simpatico.
La
persona
che
vorremmo
evitare
è
quella
che
ci
fa
ottenere
il
massimo
dei
riconoscimenti
nel
giorno
del
giudizio.
Sarà
importante
quello
che
avremo
dato
agli
altri
non
quello
che
abbiamo
trattenuto
per
noi,
anche
in
campo
spirituale.
Solo
quando
c'è
ancora
amore
possiamo
accettare
i
difetti
degli
altri.
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