Noi
crediamo
che
siano
sempre
gli
altri
a
sbagliare
quando
elenchiamo
le
cause
delle
nostre
sofferenze.
Quante
volte
abbiamo
detto
la
verità
al
contrario,
peggiorando
la
situazione?
Quante
volte
invece
abbiamo
detto
"scusa,
ho
sbagliato"?
È
colpa
del
nostro
orgoglio
se
non
sappiamo
rinunciare
all'egoismo
e
pensiamo
di
avere
sempre
ragione.
Accettiamo
di
essere
quello
che
siamo
e
rispecchiamoci
nella
parola
di
Dio
non
nel
vangelo
“secondo
me".
Siamo
disposti
a
rinunciare
a
qualcosa
di
nostro
a
vantaggio
dell’altro,
a
soffrire
pur
di
non
far
soffrire?
Dovremmo
usare
la
massima
dei
moschettieri
"tutti
per
uno
e
uno
per
tutti”
,
perché
Lui
è
per
tutti.
La
battaglia
determinante
per
la
vita
è
quella
contro
la
ragione,
perché
essa
ci
porta
all'orgoglio
e
l'orgoglio
alla
superbia.
Dipende
da
noi.
Per
amore
di
Cristo
e
di
Maria
Santissima
dobbiamo
essere
disponibili
ad
accettare
l'umiliazione,
l'offesa,
a
togliere
la
radice
del
nostro
ragionamento.
Gesù
non
rispondeva
agli
insulti
pur
avendo
ragione,
la
rabbia
invece
ci
fa
dire
cose
stupide
e
poi
ce
ne
pentiamo.
Quando
ci
pungolano
sul
vivo
ci
sentiamo
umiliati
perché
abbiamo
l'orgoglio,
anche
se
diciamo
di
non
averlo.
È
il
peggior
nemico
della
nostra
vita.
Per
esso
soffriamo,
per
ostinazione
e
superbia
non
riusciamo
a
perdonare.
Al
Signore
vogliamo
offrire
la
mente,
ma
chi
può
essere
suo
consigliere?
Egli
vuole
il
cuore
non
la
nostra
ragione.
Dalla
posizione
scomoda
e
atroce
della
croce
ci
parla
di
amore,
amicizia
e
perdono,
noi
che
possiamo
fare
comodamente
quello
che
vogliamo,
viviamo
tra
alterchi,
litigi,
maldicenze,
gelosie,
invidie,
impudicizie
e
falsità
(l’odio
celato
di
buone
intenzioni
è
ipocrisia).
Non
abbiamo
più
un
cuore
umano
ma
artificiale,
come
può
Dio
riposare
in
noi?
Ecco
perché
le
nostre
preghiere
non
sono
gradite.
Non
è
il
linguaggio
usuale
della
Madonna
"
pregate,
pregate,
pregate"
,
ma
"
ama
e
taci"
.
Gesù
ha
sofferto
da
uomo,
quello
che
ha
fatto
lo
possiamo
fare
anche
noi,
però
dobbiamo
desiderarlo.
Accettiamo
la
persona
che
più
ci
disturba,
offriamola
in
espiazione
dei
nostri
peccati
e
sentiamoci
indegni
anche
di
perdonare,
così
evitiamo un atto di superbia.
DAI, CHE CE LA FAI
Noi
crediamo
che
le
dipendenze
più
scandalose
siano
l'omosessualità,
la
droga
e
l'alcolismo,
ma
l'avarizia
(che
si
contrappone
alla
carità)
e
la
falsità
sono
più
tremende.
Con
le
prime
non
abbiamo
una
vera
avvertenza
di
quello
che
stiamo
facendo,
ma
nell'invidia
e
nella
superbia
sì,
sono
un
peccato
più
grave.
Chi
di
noi
è
esente
dai
vizi
capitali?
Ognuno
di
essi
è
una
dipendenza
che
deriva
totalmente
da
noi,
una
malattia
che
dobbiamo
gestire
e
non
assecondare.
Quando
riceviamo
l’eucarestia
con
nel
cuore
una
cattiveria
o
una
delusione
verso
qualcuno,
commettiamo
un
peccato
che
mai
abbiamo
confessato.
Ognuno
di
noi
ha
una
tendenza
non
conforme
all’autenticità
cristiana,
se
riuscissimo
ad
immolarci
in
espiazione
di
essa:
“
Signore,
anch’io
ce
l’ho
quel
difetto,
però
te
lo
offro,
mi
sacrifico,
non
cado
in
tentazione,
non
mi
lascio
provocare,
non
voglio
consumare
peccato
davanti
ai
tuoi
occhi
anche
se
la
mia
carne
lo
desidera”.
La
gioia
che
il
Signore
ci
metterebbe
nel
cuore
è
meglio
di
cento
orgasmi
e
la
sua
pace
è
una
medicina
che
guarisce
molte
malattie.
Se
riuscissimo
a
resistere
a
quel
bicchiere
di
vino,
a
chiudere
gli
occhi
davanti
all’occasione
di
peccato,
ma
con
questo
principio:
“Signore,
voglio
piacerti
perché
tu
mi
hai
fatto
capire
che
si
può,
nel
deserto
mi
hai
fatto
capire
cose
meravigliose,
stupende.
Ci
sei
andato
da
uomo
e
hai
resistito
a
delle
atrocità
per
40
giorni
in
una
condizione
terribile”.
Come
hanno
fatto
alcuni
santi
tra
rinunce
e
tribolazioni.
È
facile
cadere
di
proposito
in
un
dirupo,
è
più
difficile
risalire.
Stiamo
male
e
ci
disprezziamo
quando
ricadiamo
nelle
nostre
debolezze,
però
con
più
impegno
possiamo
allungare
i
tempi
di
astinenza
dal
peccato.
La
battaglia
contro
noi
stessi,
se
non
vinta
può
essere
affrontata.
Desideriamo
ciò
che
può
partire
da
noi
e
accettiamo
ogni
ingiustizia
per
togliere
a
Gesù
una
spina:
alleviando
il
suo
dolore
aumenta
la
nostra
gioia.
Non
dobbiamo
aver
paura
ad
inerpicarci
su
terreni
irti
e
tortuosi
anche
se
siamo
al
limite
della
sopportazione.
Il
Signore
ci
dà
la
gioia
nell’offrirgli,
facciamolo
per
amor
suo
e
non
per
il
giudizio
finale.
Evitiamo
le
liti
che
si
protraggono
di
generazione
in
generazione,
quando
un
figlio
viene
convinto
che
un
parente
non
merita
più
rispetto,
il
suo
odio
aumenta
a
dismisura.
Giuseppe
prima
di
conoscere
Maria
aveva
già
pensato
di
offrire
la
sua
castità,
avrebbe
fatto
più
fatica
a
sfiorare
Maria
anche
solo
con
un
dito.
Per
lui
era
più
alto
il
desiderio
di
non
offendere
il
Signore
neanche
con
un
pensiero,
così
resisteva
a
ciò
che
sembrava
impossibile.
Chi
ha
Dio
nel
cuore
porta
in
casa
la
pace,
minimizza,
parla
d'amore,
di
pazienza,
non
si
fa
prendere
dalla
rabbia
anche
se
subisce.
Accetta
con
gioia
la
prova
e
ama
infinitamente.
Sentiamoci
motivati
per
combattere
le
nostre
dipendenze
che
sono
ben
poca
cosa.
Quello
che
ci
ha
penalizzato
un
giorno
può
diventare
quello
che ci assolve, il nostro valore aggiunto.
Confidenze di Maria santissima a Roberto Longhi sul monte Misma
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Monte Misma - Oasi della Pace - via Spersiglio 25 Pradalunga (Bergamo)
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