L'esperienza
dei
santi
non
è
basata
sulla
parola
o
su
una
linea
miracolistica,
ma
sull'obbedienza.
Parliamo
veramente
come
si
conviene
in
nome
di
Dio?
Fino
a
che
punto
c'è
in
noi
l'autenticità
o
la
fantasia?
La
maggior
parte
delle
informazioni
su
Internet
sono
depravanti
e
le
tante
attività
parrocchiali
hanno
deviato
i
preti
dalla
loro
vera
vocazione.
È
importante
che
la
nostra
fede
non
sia
basata
solamente
sul
troppo
chiacchierare
ma
sulle
opere,
altrimenti
verremo
racchiusi
in
un
marasma
generale
e
saremo
solamente
“carne
da
macello”.
Perché
tanta
fretta
di
far
conoscere
e
di
essere
coinvolti
in
un
progetto
soprannaturale?
Così
dimentichiamo
di
amare
le
persone
che
ci
vivono
accanto.
Nel
recitare
"
O
Gesù
d'amore
acceso…"
pecchiamo
due
volte:
la
prima
quando
diciamo
"non
ti
voglio
offendere
più
",
la
seconda
quando
arriviamo
a
dire
"
ti
amo
sopra
ogni
cosa"
.
Gesù
non
cerca
gloria
per
sé,
ma
lo
offendiamo
e
lo
amiamo
nei
nostri
fratelli.
Quando
veniamo
insultati
o
gli
altri
non
fanno
quello
che
desideriamo
noi,
come
reagiamo?
Ci
sentiamo
felici
e
beati
oppure
arrabbiati?
I
santi
gioivano
nella
sofferenza
e
non
si
lamentavano
perché
avevano
Dio
nel
cuore,
non
mettevano
al
primo
posto
loro
stessi.
La
nostra
vita
cambia
quando
abbiamo
Dio
nel
cuore
non
nella
mente,
poiché
quest'ultima
si
adatta
alle
situazioni,
ai
ragionamenti
e
alle
abitudini
del
mondo.
Dovremmo
avere
la
bontà
di
migliorarci
e
di
accettare
anche
quella
parte
disumana
che
più
ci
ripugna,
cioè
ogni
sorta
di
ingiustizia,
altrimenti
ci
autoeliminiamo
davanti
agli
occhi
del
Signore.
Invece
con
soddisfazione
ci
scandalizziamo
e
ci
uniamo
alle
critiche
degli
altri,
annullando
quel
poco
di
bene
che
abbiamo
fatto.
La
preghiera
pur
importante
che
sia
non
conferma
le
nostre
promesse,
usiamo
almeno
il
condizionale:
“vorrei
non
offenderti
più
e
amarti
di
più”.
Quello
che
la
Madonna
ha
portato
in
una
apparizione
è
rimasto
indelebile:
amore,
carità,
condivisione,
accettare
le
ingiustizie.
Il
modo
migliore
di
parlare
di
Dio
è
di
non
parlare,
ma
di
amare.
Dobbiamo
arrivare
alla
santità
senza
recitare
una
parte
di
altri
o
imbevuti
della
vita
dei
santi,
ma
essendo
noi
stessi,
piacendo
agli
altri
così
come
siamo.
Liberiamo
il
“bambino”
che
è
in
noi
e
conosciamoci
nell'amore
di
Dio
verso
i
fratelli,
liberi
dalle
catene
dell’orgoglio,
dell'arroganza
e
della
presunzione.
Capiremo che c’è dentro di noi una persona diversa che non conosciamo perché siamo irritati dal nostro modo di vivere.
L’ABIURA
Non
siamo
convinti
che
Maria
Santissima
ci
sta
guidando
dal
monte
Misma
perché
siamo
pieni
dei
nostri
pensieri
e
delle
nostre
verità
che
nessuno
può
intaccare.
Andiamo
a
messa
per
abitudine
e
senza
capire
che
cosa
avviene
quando
si
rinnova
il
sacrificio
di
Cristo.
Dove
sta
scritto
che
il
nostro
compito
inizia
e
finisce
lì?
Possono
andare
a
messa
anche
coloro
che
progettano
invidie,
malvagità,
maldicenza
e
ricevere
il
Signore
in
una
condizione
misera.
Tanti
ricevono
un'educazione
rigida
su
come
comportarsi
in
pubblico,
sull’apparire,
sull’esteriorità,
ma
nulla
importa
dei
sentimenti
umani.
Questo
ha
favorito
la
nascita
di
maniaci,
di
persone
aride
che
poi
finiscono
per
diventare
viziose,
perverse.
Lo
dicono
i
fatti
di
cronaca.
Invece
nelle
famiglie
dove
si
vive
la
quotidianità
si
guarda
di
più
all'aspetto
interiore.
Quanti
cristiani
vogliono
apparire,
ma
dentro
sono
marci?
I
nostri
figli
vengono
educati
dalla
società
che
impone
certe
abitudini
che
non
hanno
niente
a
che
fare
con
la
vita
dell'anima.
Dio
invece
desidera
il
cuore,
che
ci
amiamo.
Piuttosto
di
dire
"prega",
è
meglio
dire
"
hai
rispettato
i
comandamenti?"
.
Se
non
li
rispettiamo
non
possiamo
attenderci
grazie
dal
Signore
e
dalla
Madonna.
La
verità
infastidisce
purtroppo
anche
tanti
sacerdoti.
Quando
diciamo
che
è
sufficiente
pregare,
abiuriamo,
rinneghiamo
palesemente
quello
che
Gesù
ha
rivelato.
Stare
con
le
persone
che
dicono
male,
cioè
che
maledicono,
ci
fa
prendere
una
vessazione
poco
positiva:
interrompiamole,
cambiamo
discorso,
diciamo
che
sentire
parlar
male
ci
fa
male.
Così
non
pecchiamo
di
omissione
e
siamo
meno
indegni
di
ricevere
l'eucarestia.
Chi
giudica
pecca
atrocemente
davanti
agli
occhi
di
Dio,
non
associamoci
a
seguire
l’onda
di
certi
discorsi.
Dobbiamo
sentire
una
necessità
urgente
di
ritornare
a
Dio
conservando
la
fede
e
sentendoci
indegni.
La
preghiera
vocale
viene
in
un
secondo
tempo,
dopo
che
si
è
preparato
il
terreno
fertile
con
un
vero
esame
di
coscienza.
Se
vogliamo
essere
i
migliori
sentiamoci
i
peggiori
così
non
giudicheremo
e
davanti
ad
ogni
situazione
sentiamoci
di
amare,
senza
chiederci
il
perché.
Questo
ha
rivelato
il
Signore.
Pregare
ha
dei
meriti
particolari,
ma
la
nostra
vita
ha
dei
demeriti
superiori
di
quelli
che
speriamo
nella
preghiera.
Troppe
disgrazie
e
sofferenze
avvengono
perché
troppi
hanno
rinnegato
Dio.
Come
si
può
dire
"io
credo"
e
poi
non
andare
in
Chiesa?
Ricordiamoci
del
Signore
in
casa
nostra
e
nelle
nostre
azioni.
Chi
di
noi
ammette
di
avere
torto?
Se
lo
facciamo
anche
quando
abbiamo
ragione
per
evitare
che
un
discorso
degeneri,
è
una
grazia
ricevuta
davanti
al
Signore,
non
è
un
atto
di
debolezza.
A
volte
è
meglio
tacere
perché
rischiamo
di
rompere
i
rapporti umani, ma non dobbiamo aver paura di dire la verità nel rispetto dell’altra persona.
Confidenze di Maria santissima a Roberto Longhi sul monte Misma
Anche pregando si può peccare
© Un deserto sul Misma - Silenzio, preghiera, meditazione, abbandono….
Monte Misma - Oasi della Pace - via Spersiglio 25 Pradalunga (Bergamo)
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