Siamo
pronti
a
spendere
fior
di
soldi
per
campare
qualche
anno
in
più,
ma
barattiamo
l'eternità
per
poco.
Con
la
nostra
compiacenza
ci
lasciamo
rubare
la
fede,
siamo
diventati
terreno
di
conquista
per
tutte
le
sette
e
le
teorie.
Quale
scaltrezza
dimostriamo
davanti
ai
figli
delle
tenebre?
Solo
noi
possiamo
annunciare
la
risurrezione,
la
gioia
eterna,
eppure
essi
sghignazzano
alle
nostre
spalle
come
delle
iene.
Di
tutto
quello
che
diciamo,
del
nostro
modo
di
comportarci
e
di
essere
cristiani,
troviamo
forse
riscontro
sulla
Bibbia?
E’
scritto
che
rimarrà
solo
un
piccolo
resto,
ma
noi
ci
diseduchiamo
frequentando
la
casa
del
Signore,
pensando
di
essere
i
migliori.
La
fede
è
un
fatto
personale,
non
è
matematico
o
scientifico,
l'abbiamo
se
amiamo,
se
ci
mettiamo
in
discussione
e
ci
sentiamo
i
più
piccoli.
Aver
fede
vuol
dire
star
bene
quando
abbiamo
tutti
i
motivi
per
stare
male,
aver
la
forza
di
accettare
ogni
tempo
difficile.
Parlare
di
Dio
ci
fa
perdere
l'equilibrio,
è
meglio
desiderare
di
servirlo
nel
migliore
dei
modi,
perché
il
carisma
del
Signore
diventa
forte
quando
non
sappiamo
di
averlo.
Dedicare
tempo
alle
opere
del
Signore
non
significa
andare
in
chiesa
o
recitare
una
corona
dietro
l’altra.
Chi
si
rispecchia
nelle
beatitudini
evangeliche,
nelle
opere
di
misericordia
corporale
e
spirituale,
nelle
verità
di
fede?
Abbiamo
facilitato
l'armonia
in
famiglia
e
nell'ambiente
di
lavoro,
difendendo
l'amore,
oppure
abbiamo
lasciato
che
la
polemica
e
la
critica
prendessero
piede?
Umiltà
non
vuol
dire
essere
deboli
con
i
prepotenti,
ma
accettare
ogni
offesa
e
ogni
vigliaccheria,
polverizzandole.
Quante
volte
per
gelosia
e
invidia
abbiamo
reagito
a
una
frase
o
ci
siamo
dimostrati
permalosi?
La
trama
satanica
è
presente
nelle
provocazioni
quando
abbiamo
ragione
:
che
bello
svicolare
da
esse
senza
reagire!
Fantastichiamo
di
più
su
un'opera
d'arte
ma
non
su
chi
ha
dato
la
possibilità
di
realizzarla.
Come
si
può
non
onorare
il
nostro
Creatore
e
stupirci
delle
sue
meraviglie?
Perché
diamo
più
rilevanza
alla
cattiveria
umana?
La
lingua
può
essere
velenosa
come
una
vipera
o
più
dolce
di
un
favo
stillante,
dipende
da
noi.
Quando
riceviamo
un'ingiustizia
non
dimostriamoci
vittime,
cerchiamo
di
non
risolvere
i
problemi
a
modo
nostro.
Se
tagliassimo
le
radici
del
peccato
dentro
di
noi,
avremmo
la
nausea
a
peccare.
È
una
legge
naturale.
Stiamo
attenti,
Dio
può
fermare
la
natura
e
in
un
breve
futuro
può
avverarsi
la
profezia
di
Abacuc
(3,17):
“
Il
fico
infatti
non
germoglierà,
nessun
prodotto
daranno
le
viti,
cesserà
il
raccolto
dell’olivo,
i
campi
non
daranno
più
cibo,
le
greggi
spariranno
dagli
ovili
e
le
stalle
rimarranno
senza
buoi
”.
E’
il
Signore
l'artefice
di
ogni
prodigio
se
noi
viviamo
per
le
sue
opere.
Però
se
ci
rubano
in
casa
nostra
siamo
già
disperati,
mentre
non
lo
siamo
se
ci
rubano
il
bene
più
prezioso,
la
fede,
attraverso
iniziative
a
sostegno
della
legge
dell'uomo.
Quanti
di
noi
vivono
per
confermare
la
fede
(non
la
devozione
o
il
rituale)?
La
gioia
nel
cuore
è
il
generatore
di
energia
di
ogni
nostra
azione
e
un
beneficio
per
la
nostra
salute. Con l'entusiasmo vinciamo tutte le battaglie, ma se abbiamo la rabbia verso qualcuno, apriamo la porta a Satana.
Come
possiamo
vincere
il
male
se
siamo
tristi?
Conserviamo
il
ricordo
della
parola
di
Dio,
non
quello
delle
offese
ricevute.
C'era
tanta
violenza
e
ignoranza
anche
all'epoca
di
Gesù,
eppure
ha
accettato
di
scendere
in
quell'ambiente.
Abbiamo
i
sentimenti
che
aveva
sul
Calvario
quando
veniamo
umiliati?
Dispiacciamoci
di
non
avere
vissuto
per
le
opere
del
Signore
come
avremmo
dovuto.
Il
bene
non
si
difende
con
la
polemica,
lasciamo
perdere
qualsiasi
errore
che
coinvolge
la
nostra
persona,
guardiamo
al
Cielo.
Quante
volte
nella
giornata
pensiamo
a
meritarci
l'eternità?
C'è
una
devastazione
spirituale
che
fa
paura
perché
siamo
abitudinari,
parliamo
da
arrabbiati
anche
in
famiglia
invece
di
compiacerci.
Forse
non
ci
rendiamo
conto
che
ritagliando
la
fede
su
misura,
in
base
alla
nostre
sensazioni,
ci
siamo
svuotati
di
essa.
Consideriamo
buona
la
persona
che
fa
le
nostre
stesse
azioni:
questa
è
l'esteriorità,
non
l'interiorità.
Sono
così
puri
e
genuini
i
nostri
sentimenti?
Sappiamo
la
falsità
o
la
verità
che
c'è
nel
cuore
di
ogni
uomo?
La
gelosia
e
l'invidia
non
ci
fanno
vivere
bene,
quella
che
c'è
tra
un
cristiano
e
l'altro
o
tra
un
gruppo
e
l'altro,
è
paragonabile
a
quella
che
c'era
tra
le
tribù
del
Vecchio
Testamento.
Pregare
non
vuol
dire
ripetere
le
stesse
frasi,
ma
essere
consapevoli
che
siamo
figli
di
un
Dio
che
ha
creato
l'universo
intero.
La
battaglia
più
difficile
è
quella
di
mantenersi
integri
a
livello
spirituale,
meno
tempo
daremo
al
Signore
e
più
il
risultato
sarà
mediocre.
Curiamo
pure
i
nostri
interessi
ma
non
diventiamone
schiavi.
Chi
vive
per
le
opere
del
Signore
si
comporta
di
conseguenza,
è
invincibile,
avrà
la
meglio
sulle
persone
negative
che
lo
circondano
anche
se
subirà
ogni
sorta
di
prova.
Troverà
ancora
Gesù
la
fede
nell’uomo
quando
scenderà come giudice delle nazioni?
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