Chi
ci
ha
trasmesso
che
il
nostro
essere
cristiani
è
racchiuso
nell'ora
in
cui
andiamo
a
messa?
Chi
è
quel
regista
occulto
che
ci
ha
fatto
vedere
l'esatto
contrario
della
nostra
coerenza?
Il
90%
dei
cristiani
pensa
di
fare
il
proprio
dovere
quando
va
a
messa,
mentre,
a
nostra
insaputa,
è
un
privilegio
perché
siamo
invitati
dal
Signore
e
otteniamo
di
più
di
quello
che
offriamo.
Sia
nel
vecchio
che
nel
nuovo
Testamento,
Dio
si
è
dato
tanto
da
fare
per
scegliersi
i
profeti
e
i
servi
per
trasmettere
la
sua
parola.
In
nessun
passaggio
ci
ha
detto
che
tutto
il
nostro
dovere
è
racchiuso
nell'ora
in
cui
andiamo
a
messa,
ma
ci
ha
rivelato
una
qualità
e
una
caratteristica
che
la
maggior
parte
di
noi
non
ha.
Andare
a
messa
è
cosa
buona,
ma
con
quale
spirito
ci
andiamo?
Il
Signore
non
l'ha
posto
sotto
il
profilo
del
nostro
dovere,
è
un
fatto
puramente
personale.
Durante
la
santa
messa
Dio
si
dona
a
noi
nell’eucaristia
in
una
misura
così
grande,
che
la
nostra
ignoranza
ci
impedisce
di
comprenderne
il
beneficio.
Perché
se
non
pensiamo
che
in
quel
momento
il
Signore
ci
dona
la
sua
grazia,
noi
la
rifiutiamo,
anzi
pensiamo
addirittura
di
avanzarne,
di
fare
il
nostro
dovere
come
quando
andiamo
a
lavorare
e
di
meritare
il
salario.
Ma
è
giusto
comportarsi
così?
È
giusto
non
conoscere
il
privilegio
di
essere
invitati
al
banchetto
nuziale?
Nessuno
sa
quanto
tempo
Gesù
e
la
Madonna
hanno
passato
a
pregare
nel
tempio,
perché
non
ci
sono
tracce
di
questo.
Allora
vuol
dire
che
non
è
quello
che
dobbiamo
immagazzinare.
Il
Signore
non
ci
ha
detto
in
nessun
modo,
e
nemmeno
ce
l'ha
fatto
capire,
che
una
volta
andati
in
chiesa,
siamo
liberi
di
fare
quello
che
vogliamo.
Perché
noi
lo
interpretiamo
così?
Anzi
se
andiamo
in
chiesa
tutti
i
giorni,
pensiamo
di
avere
ancora
più
libertà
di
azione
di
chi
non
ci
va,
perché
pensiamo
di
aver
dato
quello
che
ci
è
stato
chiesto.
Chi
ci
ha
messo
in
testa
questa
falsa
verità?
Invece
di
dimostrare
intelligenza
spirituale,
dimostriamo
ignoranza
spirituale.
Dio
è
venuto
a
rivelarci
uno
stile
comportamentale
che
è
totalmente
fuori
dalla
funzione
religiosa,
che
fa
parte
della
vita
quotidiana.
Non
ci
ha
detto:
“per
un'ora
adorami
e
per
23
ore
fa
quello
che
vuoi”
.
Non
c'è
scritto
questo
sulla
Bibbia.
Chi
di
noi
si
sente
un
privilegiato
quando
va
in
chiesa,
tanto
da
entrare
in
punta
di
piedi
come
se
si
entrasse
nel
salone
di
un
re?
Se
noi
fossimo
invitati
dal
re
più
importante
del
mondo,
che
è
un
nulla
rispetto
a
Dio,
entreremmo
con
molta
preoccupazione
in
quella
sala,
con
tanta
attenzione.
Perché
non
usiamo
gli
stessi
modi
gentili
quando
entriamo
nella
casa
del
Re
dei
re,
di
colui
che
muove
tutte
le
armonie
del
cosmo?
Certo,
noi
dovremmo
rimanere
in
continuazione
nella
casa
del
Signore,
ma
dobbiamo
rimanerci
con
lo
spirito
giusto,
sentendoci
dei
privilegiati.
Perché
appena
fuori
dalla
casa
del
Signore
bestemmiamo,
dicendo
cose
contrarie
a
quello
che
la
santa
Chiesa
vuole
trasmetterci?
Questa
è
la
vera
bestemmia!
Gli
ipocriti
sono
un
popolo
sgradito
a
Dio
e
noi
senza
rendercene
conto
siamo
né
più
né
meno
come
gli
scribi
e
i
farisei,
anzi
ancor
peggio,
perché
loro
non
avevano
la
conoscenza
della
resurrezione
di
Gesù
e
gli
strumenti
di
informazione
che
ci
sono
oggi.
E
il
Signore
ci
dirà:
“Tanto
ti
ho
dato
e
tanto
ti
chiederò”
.
Gesù
merita
un
gruppo,
un
movimento
di
persone,
che
dimostra
di
avere
capito
la
condizione
che
dobbiamo
rivelare.
Cerchiamo
di
non
pensare
a
cose
emozionanti,
soprannaturali,
di
non
avere
il
delirio
dei
segni
come
hanno
certi
cristiani,
che
se
vedono
una
foglia
che
si
muove
dicono
che
è
il
Signore.
Ci
vuole
più
concretezza,
più
fermezza,
più
considerazione,
più
umiltà.
Il
Signore
ci
ha
formato
per
come
dobbiamo
comportarci
fuori
dal
tempio;
poi
quando
saremo
formati,
non
desidereremo
altro
che
andare
nel
tempio
in
un
modo
puro
e
giusto.
Nel
vecchio
Testamento
abbiamo
visto
che
coloro
che
volevano
offrire
sacrifici
non
graditi,
come
i
figli
di
Aronne,
Dio
li
ha
uccisi
perché
aveva
chiesto
loro
un
altro
comportamento.
Questo
ci
fa
capire
che
il
Signore
non
accetta
sacrifici
e
olocausti,
ma
uno
spirito
contrito
e
umiliato.
Certo,
c'è
un
comandamento
che
ci
dice
di
santificare
la
festa,
ma
non
dobbiamo
farlo
per
desiderare
una
retribuzione.
Il
nostro
compito,
la
santificazione
della
messa
e
la
nostra
santificazione,
inizia
quando
usciamo
dalla
chiesa
e
deve
avvenire
nella
gioia,
non
nella
fatica,
nella
tensione
o
nel
limite
di
sopportazione.
Nessuno
ci
impedisce
di
perfezionare
questo
comandamento
e
di
meritarci
la
grazia
del
Signore,
anziché
pretenderla.
Dovremmo
essere
dispiaciuti
perché
per
anni
non
abbiamo
capito
niente,
e
nello
stesso
tempo
esplodere
di
gioia
per
i
privilegi
che
abbiamo.
Invece
siamo
depressi,
nevrotici,
tristi,
rassegnati,
quasi
fossimo
un
popolo
perdente
dove
hanno
la
meglio
i
malfattori.
Possiamo
capire
che
oggi
il
Signore
si
è
ritirato
dietro
le
quinte,
sdegnato
dal
comportamento
dell'uomo,
e
potrebbe
anche
dire:
“se
non
volete capire, sarete la distruzione di voi stessi”.
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