Monte Misma Maria ausiliatrice
Che valore diamo alla santa messa? E’ fuori discussione che abbia valore assoluto, è la meraviglia delle meraviglie, ma troppi cristiani pensano di aver ottenuto tutto partecipando ad essa. Poche volte ci rendiamo conto che possiamo vivere la messa nella messa . Siamo conformi a come ci è richiesto dalla Chiesa oppure pensiamo che l'importante è partecipare? In realtà non conosciamo il valore della santa messa, diciamo che è indispensabile, che è peccato non santificare le feste, ma se le santifichiamo male? Prima di presentarci davanti al banchetto delle nozze dell'Agnello, siamo in pace con la nostra anima e con i nostri fratelli? Questo non significa essersi confessati perché riguarda i nostri peccati, possiamo uscire dal confessionale ancora con quella rabbia verso il prossimo. Dobbiamo dare valore alla santa messa, non andarci con lo spirito di de Coubertin dove l'importante è partecipare . Quanti di noi hanno partecipato alla messa e quanti l'hanno vissuta? Essa ha valore per la croce di Cristo, non per la nostra presenza. Ha un valore totale se noi la valorizziamo mettendo su quell'altare la nostra superbia, la nostra avidità, il nostro orgoglio, la nostra permalosità, l'invidia, la nostra incapacità di amare. Il Signore ha messo il suo sacrificio, perché non ci mettiamo il nostro? Cos'è quell'altare per noi? È peccato anche assistere male alla santa messa, quando ci andiamo delusi, rabbiosi, col cuore duro come se fossimo vittime di sortilegi. Non si va ad attingere a quel banchetto come quando si va a far la spesa. Chi ci ha detto che è tutto dovuto? Gesù ha accettato una sorte tremenda da essere sfigurato anche nel volto per salvarci, ha accettato la croce che è il nostro disonore e la nostra infamia, e noi non riusciamo a perdonare una piccola umiliazione. Dio è giusto nella sua richiesta, non concede alcun tipo di replica. Quando ci siamo impegnati per piacere al Signore? Bisogna che impariamo a ragionare da cristiani adulti, altrimenti entriamo nel qualunquismo. Davanti all'amico che si è immolato per noi siamo ancora a chiedere che cambi le persone che ci fanno soffrire, che intervenga sulle nostre miserie. Diciamo piuttosto: " Faccio fatica a perdonarlo, lo manderei a quel paese, ma vedendo Te lo perdono ". Perché tanti dicono di non star bene se non partecipano alla santa messa? Non possiamo star bene quando il nostro migliore amico è sfigurato dalla cattiveria dell'uomo, si sta bene nell'anima quando si penalizza il corpo e la nostra lingua. Al banchetto delle nozze dell'Agnello manchiamo di rispetto anche nell'abbigliamento: quando siamo invitati a una festa nuziale non ci vestiamo al meglio e portiamo un regalo? Il Signore vuole il nostro cuore perché conosce i miracoli può fare quel generatore d'amore che è dentro di noi. E’ meglio la presenza di un pubblicano che di tanti farisei: portando solo le nostre lamentele e pregando da arrabbiati, facciamo l'esatto contrario di quello che ha insegnato il Messia. Dovremmo per solidarietà accettare le nostre ingiustizie, anche le più grandi. Se non mettiamo in pratica i comandamenti, come pensiamo che abbiano valore le nostre messe? Non è vero che mancano le preghiere, il mondo va male perché non diamo valore ad esse, ai nostri sacramenti. L’importante non è partecipare ma vincere la nostra battaglia, quella di rimanere giusti davanti al Signore. PRIMA DELLA GIOIA BISOGNA ACCETTARE LA SCONFITTA Troppe volte l'uomo giusto viene trattato da ingiusto e colpito duramente appena fa un piccolo errore. Invece andrebbe incoraggiato, consolato. Il buono non sa nemmeno difendersi, è fraterno, si dispiace quando riceve del male perché sa che non gioverà all’anima del suo persecutore, non si sente nemmeno degno di ricevere l'eucarestia. Ma il furbastro che vuole cambiare le carte in tavola sa bene come fare. Avvicinarsi alla vera fede sembra impossibile perché vogliamo rimanere attaccati al nostro modo di vivere e alle nostre idee. Eppure con la fede potremmo star bene pur non avendo alcun motivo per star bene. Il Signore non ci ha insegnato a difenderci con le nostre mani, a lamentarci e a criticare tutti, non ha fatto così quando lo hanno messo in croce. Il passaggio che ci fa ottenere più grazie non sono le nostre preghiere o le nostre messe, ma quando accettiamo il nemico, quello che ci fa soffrire di più. E’ lui che ci fa mettere al primo posto Dio, non i nostri affetti migliori. Le soddisfazioni del nostro corpo penalizzano l'anima, mentre la giusta misura del buon cristiano è quella che ci fa ringraziare il nostro miglior nemico . Non è un paradosso, ci fa ottenere vantaggi in cielo. Non dovremmo nemmeno sentirci degni di perdonare il nostro nemico, potrebbe essere un atto di superbia pensare che abbiamo ragione noi. Quante volte abbiamo sentito cristiani delusi dire: " dopo tutte le preghiere che ho detto sembra quasi che vanno meglio gli altri e io ho soltanto sofferenze e prove da accettare "… La fede è superiore a tutte le ingiustizie, non bisogna essere masochisti per accettarle, il Signore non lo era. Sarà determinante per conquistare l'eternità riuscire a rinunciare a vantaggio degli altri. Confidenze di Maria santissima a Roberto Longhi sul monte Misma
L’importante non è partecipare
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© Un deserto sul Misma - Silenzio, preghiera, meditazione, abbandono….
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Che valore diamo alla santa messa? E’ fuori discussione che abbia valore assoluto, è la meraviglia delle meraviglie, ma troppi cristiani pensano di aver ottenuto tutto partecipando ad essa. Poche volte ci rendiamo conto che possiamo vivere la messa nella messa . Siamo conformi a come ci è richiesto dalla Chiesa oppure pensiamo che l'importante è partecipare? In realtà non conosciamo il valore della santa messa, diciamo che è indispensabile, che è peccato non santificare le feste, ma se le santifichiamo male? Prima di presentarci davanti al banchetto delle nozze dell'Agnello, siamo in pace con la nostra anima e con i nostri fratelli? Questo non significa essersi confessati perché riguarda i nostri peccati, possiamo uscire dal confessionale ancora con quella rabbia verso il prossimo. Dobbiamo dare valore alla santa messa, non andarci con lo spirito di de Coubertin dove l'importante è partecipare . Quanti di noi hanno partecipato alla messa e quanti l'hanno vissuta? Essa ha valore per la croce di Cristo, non per la nostra presenza. Ha un valore totale se noi la valorizziamo mettendo su quell'altare la nostra superbia, la nostra avidità, il nostro orgoglio, la nostra permalosità, l'invidia, la nostra incapacità di amare. Il Signore ha messo il suo sacrificio, perché non ci mettiamo il nostro? Cos'è quell'altare per noi? È peccato anche assistere male alla santa messa, quando ci andiamo delusi, rabbiosi, col cuore duro come se fossimo vittime di sortilegi. Non si va ad attingere a quel banchetto come quando si va a far la spesa. Chi ci ha detto che è tutto dovuto? Gesù ha accettato una sorte tremenda da essere sfigurato anche nel volto per salvarci, ha accettato la croce che è il nostro disonore e la nostra infamia, e noi non riusciamo a perdonare una piccola umiliazione. Dio è giusto nella sua richiesta, non concede alcun tipo di replica. Quando ci siamo impegnati per piacere al Signore? Bisogna che impariamo a ragionare da cristiani adulti, altrimenti entriamo nel qualunquismo. Davanti all'amico che si è immolato per noi siamo ancora a chiedere che cambi le persone che ci fanno soffrire, che intervenga sulle nostre miserie. Diciamo piuttosto: " Faccio fatica a perdonarlo, lo manderei a quel paese, ma vedendo Te lo perdono ". Perché tanti dicono di non star bene se non partecipano alla santa messa? Non possiamo star bene quando il nostro migliore amico è sfigurato dalla cattiveria dell'uomo, si sta bene nell'anima quando si penalizza il corpo e la nostra lingua. Al banchetto delle nozze dell'Agnello manchiamo di rispetto anche nell'abbigliamento: quando siamo invitati a una festa nuziale non ci vestiamo al meglio e portiamo un regalo? Il Signore vuole il nostro cuore perché conosce i miracoli può fare quel generatore d'amore che è dentro di noi. E’ meglio la presenza di un pubblicano che di tanti farisei: portando solo le nostre lamentele e pregando da arrabbiati, facciamo l'esatto contrario di quello che ha insegnato il Messia. Dovremmo per solidarietà accettare le nostre ingiustizie, anche le più grandi. Se non mettiamo in pratica i comandamenti, come pensiamo che abbiano valore le nostre messe? Non è vero che mancano le preghiere, il mondo va male perché non diamo valore ad esse, ai nostri sacramenti. L’importante non è partecipare ma vincere la nostra battaglia, quella di rimanere giusti davanti al Signore. PRIMA DELLA GIOIA BISOGNA ACCETTARE LA SCONFITTA Troppe volte l'uomo giusto viene trattato da ingiusto e colpito duramente appena fa un piccolo errore. Invece andrebbe incoraggiato, consolato. Il buono non sa nemmeno difendersi, è fraterno, si dispiace quando riceve del male perché sa che non gioverà all’anima del suo persecutore, non si sente nemmeno degno di ricevere l'eucarestia. Ma il furbastro che vuole cambiare le carte in tavola sa bene come fare. Avvicinarsi alla vera fede sembra impossibile perché vogliamo rimanere attaccati al nostro modo di vivere e alle nostre idee. Eppure con la fede potremmo star bene pur non avendo alcun motivo per star bene. Il Signore non ci ha insegnato a difenderci con le nostre mani, a lamentarci e a criticare tutti, non ha fatto così quando lo hanno messo in croce. Il passaggio che ci fa ottenere più grazie non sono le nostre preghiere o le nostre messe, ma quando accettiamo il nemico, quello che ci fa soffrire di più. E’ lui che ci fa mettere al primo posto Dio, non i nostri affetti migliori. Le soddisfazioni del nostro corpo penalizzano l'anima, mentre la giusta misura del buon cristiano è quella che ci fa ringraziare il nostro miglior nemico . Non è un paradosso, ci fa ottenere vantaggi in cielo. Non dovremmo nemmeno sentirci degni di perdonare il nostro nemico, potrebbe essere un atto di superbia pensare che abbiamo ragione noi. Quante volte abbiamo sentito cristiani delusi dire: " dopo tutte le preghiere che ho detto sembra quasi che vanno meglio gli altri e io ho soltanto sofferenze e prove da accettare "… La fede è superiore a tutte le ingiustizie, non bisogna essere masochisti per accettarle, il Signore non lo era. Sarà determinante per conquistare l'eternità riuscire a rinunciare a vantaggio degli altri.

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