La pretesa di avere sempre ragione è superbia che poi genera nella permalosità. Come possiamo criticare quello che abbiamo fatto come genere umano o addirittura dare la colpa al Signore? Dobbiamo avere il coraggio di andare controcorrente e sostenere la verità. È esplosa la libertà dell’uomo o abbiamo dimenticato Dio? I colpevoli della nostra situazione siamo noi, stiamo pagando il conto delle nostre scelte e per molti, dentro questa maciullaggine, non ci sarà più neanche recupero. Se abbiamo creato una famiglia malata è perché non è stata impostata bene dai coniugi. Ognuno deve rinunciare a qualcosa a vantaggio dell’altro per farlo felice, è la benedizione per la famiglia. Dobbiamo capire sempre il livello della persona con cui abbiamo a che fare, non pretendiamo troppo se non ha delle capacità e nemmeno troppo poco se ne ha tante, altrimenti si genera uno squilibrio. Così le donne devono stare attente a non escludere il marito quando nascono i figli. Dov’è lo spirito d’amore e di sacrificio? Ci si rinfaccia tutto e poi ci si consola con altre persone. È un mondo senza futuro, se ne stanno accorgendo anche i vescovi e i preti che non si fidano più del devozionismo e dei carismi in generale, ma guardano al concreto. Dov’è la parola di Dio? La Chiesa consente benedizioni per ogni genere di problema che anche i laici possono eseguire, ma oggi più nessuno ci fa caso perché abbiamo seguito altre regole. Quando un sacerdote elargisce una bene-dizione viene recepita dall’uomo come una formula magica o di liberazione. In realtà significa che il Signore dice bene di noi. È il contrario della male-dizione, che non è una fattura o una messa nera, ma una parola detta male che attira le cose negative nelle case e negli ambienti che frequentiamo. Con la benedizione ci attiriamo gli angeli del cielo perché la dizione perfetta del bene è quella di Dio, ha valore quando diciamo bene mentre quando diciamo male svanisce. Non diamo la colpa al diavolo dei nostri errori, egli agisce se glielo permettiamo noi, perciò nessuna parola cattiva esca più dalla nostra bocca. Il Signore è andato recuperare la pecorella smarrita lasciando le altre novantanove, amiamo noi il nemico, quello che a parer nostro ci fa soffrire? È la prova e il momento difficile che genera la fede non quando viviamo nell’agiatezza e nel benessere. Con la fede affrontiamo tutte le situazioni e tutti imprevisti, l’amore ci fa accettare quello che la nostra mente mai accetterebbe. La fede è credere ma noi in realtà in cosa crediamo? Non possiamo pretendere una retribuzione se non abbiamo ancora lavorato, così non possiamo chiedere un aiuto al Signore senza aver fatto prima la nostra parte (che non è racchiusa in due preghiere). Dobbiamo servire Dio con umiltà e carità, rispettando i comandamenti e accettando anche prove non facili. È questo il percorso per ottenere il giusto riconoscimento che anche Gesù ha seguito prima di risorgere. CHI AMA NON SI LAMENTA PIÙ Guardiamo la potenza di Dio, poche persone sante bastano per coprire le magagne su questa terra. Impariamo ad affidarci totalmente a Maria SS. come Madre, non soltanto per chiedere, ma anche per consolarla di tutte le sofferenze che in questo momento sta vedendo insieme al disinteresse e alla negligenza dei propri figli, che vogliono vivere soltanto la parte più gradevole su questa terra. Dimostriamo di portare la nostra croce con dignità e coraggio, offriamo piccole azioni e fioretti ogni giorno, se qualcuno ci offende non lamentiamoci ma facciamolo salire in cielo con amore e consideriamolo perfetta letizia. Diciamo il nostro con incoscienza, il Signore ci verrà incontro giorno per giorno perché non abbandona i suoi figli. Quando abbiamo la salute pensiamo ai soldi, quando abbiamo i soldi pensiamo alle cose più comode di cui possiamo vantarci, ma non pensiamo all’anima: nella parabola di Gesù il povero Lazzaro è diventato ricco nella gloria di Dio, mentre il ricco Epulone è diventato povero perché si è giocato l’anima. Su dieci lebbrosi guariti uno solo è tornato a ringraziare Gesù ed è stato salvato per la sua fede. È una percentuale che vediamo nella nostra vita quotidiana. Quanti cristiani ringraziano veramente il Signore e quanti vanno in chiesa solo per ottenere? Di questi quanti sono all’altezza del proprio ruolo? Essere guariti non significa essere salvati. Siamo ingrati verso il Signore ma pronti a dare le nostre sentenze, senza renderci conto siamo degli idolatri della nostra idea. Essere cristiani non significa frequentare la santa messa e vivere in modo disordinato, ma vivere la parola del Signore. Noi entriamo in chiesa nella condizione in cui siamo naturalmente, non pensiamo (come certi carismatici) che lo Spirito Santo venga a suggerirci parole che non conosciamo. Il Signore ci prova in modo non gradevole, ecco perché Giobbe, Geremia ed altri profeti hanno maledetto il giorno che sono stati concepiti. La Madonna è intervenuta ad aiutarci, un beneficio che non ci rendiamo conto di avere, tuttavia davanti a lei ci comportiamo come i bambini, chiediamo in continuazione e quando non otteniamo facciamo i capricci. Se il Signore non ci concedesse più niente non pregheremmo più? Eppure abbiamo motivi di pregare perché tutto ha creato per noi. Confidenze di Maria santissima a Roberto Longhi sul monte Misma
La bene-dizione
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© Un deserto sul Misma - Silenzio, preghiera, meditazione, abbandono….
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La pretesa di avere sempre ragione è superbia che poi genera nella permalosità. Come possiamo criticare quello che abbiamo fatto come genere umano o addirittura dare la colpa al Signore? Dobbiamo avere il coraggio di andare controcorrente e sostenere la verità. È esplosa la libertà dell’uomo o abbiamo dimenticato Dio? I colpevoli della nostra situazione siamo noi, stiamo pagando il conto delle nostre scelte e per molti, dentro questa maciullaggine, non ci sarà più neanche recupero. Se abbiamo creato una famiglia malata è perché non è stata impostata bene dai coniugi. Ognuno deve rinunciare a qualcosa a vantaggio dell’altro per farlo felice, è la benedizione per la famiglia. Dobbiamo capire sempre il livello della persona con cui abbiamo a che fare, non pretendiamo troppo se non ha delle capacità e nemmeno troppo poco se ne ha tante, altrimenti si genera uno squilibrio. Così le donne devono stare attente a non escludere il marito quando nascono i figli. Dov’è lo spirito d’amore e di sacrificio? Ci si rinfaccia tutto e poi ci si consola con altre persone. È un mondo senza futuro, se ne stanno accorgendo anche i vescovi e i preti che non si fidano più del devozionismo e dei carismi in generale, ma guardano al concreto. Dov’è la parola di Dio? La Chiesa consente benedizioni per ogni genere di problema che anche i laici possono eseguire, ma oggi più nessuno ci fa caso perché abbiamo seguito altre regole. Quando un sacerdote elargisce una bene- dizione viene recepita dall’uomo come una formula magica o di liberazione. In realtà significa che il Signore dice bene di noi. È il contrario della male-dizione, che non è una fattura o una messa nera, ma una parola detta male che attira le cose negative nelle case e negli ambienti che frequentiamo. Con la benedizione ci attiriamo gli angeli del cielo perché la dizione perfetta del bene è quella di Dio, ha valore quando diciamo bene mentre quando diciamo male svanisce. Non diamo la colpa al diavolo dei nostri errori, egli agisce se glielo permettiamo noi, perciò nessuna parola cattiva esca più dalla nostra bocca. Il Signore è andato recuperare la pecorella smarrita lasciando le altre novantanove, amiamo noi il nemico, quello che a parer nostro ci fa soffrire? È la prova e il momento difficile che genera la fede non quando viviamo nell’agiatezza e nel benessere. Con la fede affrontiamo tutte le situazioni e tutti imprevisti, l’amore ci fa accettare quello che la nostra mente mai accetterebbe. La fede è credere ma noi in realtà in cosa crediamo? Non possiamo pretendere una retribuzione se non abbiamo ancora lavorato, così non possiamo chiedere un aiuto al Signore senza aver fatto prima la nostra parte (che non è racchiusa in due preghiere). Dobbiamo servire Dio con umiltà e carità, rispettando i comandamenti e accettando anche prove non facili. È questo il percorso per ottenere il giusto riconoscimento che anche Gesù ha seguito prima di risorgere. CHI AMA NON SI LAMENTA PIÙ Guardiamo la potenza di Dio, poche persone sante bastano per coprire le magagne su questa terra. Impariamo ad affidarci totalmente a Maria SS. come Madre, non soltanto per chiedere, ma anche per consolarla di tutte le sofferenze che in questo momento sta vedendo insieme al disinteresse e alla negligenza dei propri figli, che vogliono vivere soltanto la parte più gradevole su questa terra. Dimostriamo di portare la nostra croce con dignità e coraggio, offriamo piccole azioni e fioretti ogni giorno, se qualcuno ci offende non lamentiamoci ma facciamolo salire in cielo con amore e consideriamolo perfetta letizia. Diciamo il nostro con incoscienza, il Signore ci verrà incontro giorno per giorno perché non abbandona i suoi figli. Quando abbiamo la salute pensiamo ai soldi, quando abbiamo i soldi pensiamo alle cose più comode di cui possiamo vantarci, ma non pensiamo all’anima: nella parabola di Gesù il povero Lazzaro è diventato ricco nella gloria di Dio, mentre il ricco Epulone è diventato povero perché si è giocato l’anima. Su dieci lebbrosi guariti uno solo è tornato a ringraziare Gesù ed è stato salvato per la sua fede. È una percentuale che vediamo nella nostra vita quotidiana. Quanti cristiani ringraziano veramente il Signore e quanti vanno in chiesa solo per ottenere? Di questi quanti sono all’altezza del proprio ruolo? Essere guariti non significa essere salvati. Siamo ingrati verso il Signore ma pronti a dare le nostre sentenze, senza renderci conto siamo degli idolatri della nostra idea. Essere cristiani non significa frequentare la santa messa e vivere in modo disordinato, ma vivere la parola del Signore. Noi entriamo in chiesa nella condizione in cui siamo naturalmente, non pensiamo (come certi carismatici) che lo Spirito Santo venga a suggerirci parole che non conosciamo. Il Signore ci prova in modo non gradevole, ecco perché Giobbe, Geremia ed altri profeti hanno maledetto il giorno che sono stati concepiti. La Madonna è intervenuta ad aiutarci, un beneficio che non ci rendiamo conto di avere, tuttavia davanti a lei ci comportiamo come i bambini, chiediamo in continuazione e quando non otteniamo facciamo i capricci. Se il Signore non ci concedesse più niente non pregheremmo più? Eppure abbiamo motivi di pregare perché tutto ha creato per noi.

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