© Un deserto sul Misma - Silenzio, preghiera, meditazione, abbandono….
La
pretesa
di
avere
sempre
ragione
è
superbia
che
poi
genera
nella
permalosità.
Come
possiamo
criticare
quello
che
abbiamo
fatto
come
genere
umano
o
addirittura
dare
la
colpa
al
Signore?
Dobbiamo
avere
il
coraggio
di
andare
controcorrente
e
sostenere
la
verità.
È
esplosa
la
libertà
dell’uomo
o
abbiamo
dimenticato
Dio?
I
colpevoli
della
nostra
situazione
siamo
noi,
stiamo
pagando
il
conto
delle
nostre
scelte
e
per
molti,
dentro
questa
maciullaggine,
non
ci
sarà
più
neanche
recupero.
Se
abbiamo
creato
una
famiglia
malata
è
perché
non
è
stata
impostata
bene
dai
coniugi.
Ognuno
deve
rinunciare
a
qualcosa
a
vantaggio
dell’altro
per
farlo
felice,
è
la
benedizione
per
la
famiglia.
Dobbiamo
capire
sempre
il
livello
della
persona
con
cui
abbiamo
a
che
fare,
non
pretendiamo
troppo
se
non
ha
delle
capacità
e
nemmeno
troppo
poco
se
ne
ha
tante,
altrimenti
si
genera
uno
squilibrio.
Così
le
donne
devono
stare
attente
a
non
escludere
il
marito
quando
nascono
i
figli.
Dov’è
lo
spirito
d’amore
e
di
sacrificio?
Ci
si
rinfaccia
tutto
e
poi
ci
si
consola
con
altre
persone.
È
un
mondo
senza
futuro,
se
ne
stanno
accorgendo
anche
i
vescovi
e
i
preti
che
non
si
fidano
più
del
devozionismo
e
dei
carismi
in
generale,
ma
guardano
al
concreto.
Dov’è
la
parola
di
Dio?
La
Chiesa
consente
benedizioni
per
ogni
genere
di
problema
che
anche
i
laici
possono
eseguire,
ma
oggi
più
nessuno
ci
fa
caso
perché
abbiamo
seguito
altre
regole.
Quando
un
sacerdote
elargisce
una
bene-
dizione
viene
recepita
dall’uomo
come
una
formula
magica
o
di
liberazione.
In
realtà
significa
che
il
Signore
dice
bene
di
noi.
È
il
contrario
della
male-dizione,
che
non
è
una
fattura
o
una
messa
nera,
ma
una
parola
detta
male
che
attira
le
cose
negative
nelle
case
e
negli
ambienti
che
frequentiamo.
Con
la
benedizione
ci
attiriamo
gli
angeli
del
cielo
perché
la
dizione
perfetta
del
bene
è
quella
di
Dio,
ha
valore
quando
diciamo
bene
mentre
quando
diciamo
male
svanisce.
Non
diamo
la
colpa
al
diavolo
dei
nostri
errori,
egli
agisce
se
glielo
permettiamo
noi,
perciò
nessuna
parola
cattiva
esca
più
dalla
nostra
bocca.
Il
Signore
è
andato
recuperare
la
pecorella
smarrita
lasciando
le
altre
novantanove,
amiamo
noi
il
nemico,
quello
che
a
parer
nostro
ci
fa
soffrire?
È
la
prova
e
il
momento
difficile
che
genera
la
fede
non
quando
viviamo
nell’agiatezza
e
nel
benessere.
Con
la
fede
affrontiamo
tutte
le
situazioni
e
tutti
imprevisti,
l’amore
ci
fa
accettare
quello
che
la
nostra
mente
mai
accetterebbe.
La
fede
è
credere
ma
noi
in
realtà
in
cosa
crediamo?
Non
possiamo
pretendere
una
retribuzione
se
non
abbiamo
ancora
lavorato,
così
non
possiamo
chiedere
un
aiuto
al
Signore
senza
aver
fatto
prima
la
nostra
parte
(che
non
è
racchiusa
in
due
preghiere).
Dobbiamo
servire
Dio
con
umiltà
e
carità,
rispettando
i
comandamenti
e
accettando
anche
prove
non
facili.
È
questo
il
percorso
per
ottenere
il
giusto
riconoscimento
che
anche
Gesù
ha
seguito
prima
di risorgere.
CHI AMA NON SI LAMENTA PIÙ
Guardiamo
la
potenza
di
Dio,
poche
persone
sante
bastano
per
coprire
le
magagne
su
questa
terra.
Impariamo
ad
affidarci
totalmente
a
Maria
SS.
come
Madre,
non
soltanto
per
chiedere,
ma
anche
per
consolarla
di
tutte
le
sofferenze
che
in
questo
momento
sta
vedendo
insieme
al
disinteresse
e
alla
negligenza
dei
propri
figli,
che
vogliono
vivere
soltanto
la
parte
più
gradevole
su
questa
terra.
Dimostriamo
di
portare
la
nostra
croce
con
dignità
e
coraggio,
offriamo
piccole
azioni
e
fioretti
ogni
giorno,
se
qualcuno
ci
offende
non
lamentiamoci
ma
facciamolo
salire
in
cielo
con
amore
e
consideriamolo
perfetta
letizia.
Diciamo
il
nostro
sì
con
incoscienza,
il
Signore
ci
verrà
incontro
giorno
per
giorno
perché
non
abbandona
i
suoi
figli.
Quando
abbiamo
la
salute
pensiamo
ai
soldi,
quando
abbiamo
i
soldi
pensiamo
alle
cose
più
comode
di
cui
possiamo
vantarci,
ma
non
pensiamo
all’anima:
nella
parabola
di
Gesù
il
povero
Lazzaro
è
diventato
ricco
nella
gloria
di
Dio,
mentre
il
ricco
Epulone
è
diventato
povero
perché
si
è
giocato
l’anima.
Su
dieci
lebbrosi
guariti
uno
solo
è
tornato
a
ringraziare
Gesù
ed
è
stato
salvato
per
la
sua
fede.
È
una
percentuale
che
vediamo
nella
nostra
vita
quotidiana.
Quanti
cristiani
ringraziano
veramente
il
Signore
e
quanti
vanno
in
chiesa
solo
per
ottenere?
Di
questi
quanti
sono
all’altezza
del
proprio
ruolo?
Essere
guariti
non
significa
essere
salvati.
Siamo
ingrati
verso
il
Signore
ma
pronti
a
dare
le
nostre
sentenze,
senza
renderci
conto
siamo
degli
idolatri
della
nostra
idea.
Essere
cristiani
non
significa
frequentare
la
santa
messa
e
vivere
in
modo
disordinato,
ma
vivere
la
parola
del
Signore.
Noi
entriamo
in
chiesa
nella
condizione
in
cui
siamo
naturalmente,
non
pensiamo
(come
certi
carismatici)
che
lo
Spirito
Santo
venga
a
suggerirci
parole
che
non
conosciamo.
Il
Signore
ci
prova
in
modo
non
gradevole,
ecco
perché
Giobbe,
Geremia
ed
altri
profeti
hanno
maledetto
il
giorno
che
sono
stati
concepiti.
La
Madonna
è
intervenuta
ad
aiutarci,
un
beneficio
che
non
ci
rendiamo
conto
di
avere,
tuttavia
davanti
a
lei
ci
comportiamo
come
i
bambini,
chiediamo
in
continuazione
e
quando
non
otteniamo
facciamo
i
capricci.
Se
il
Signore
non
ci
concedesse
più
niente
non
pregheremmo
più?
Eppure
abbiamo
motivi di pregare perché tutto ha creato per noi.
Confidenze di Maria santissima a Roberto Longhi sul
monte Misma
Monte Misma -
Silenzio, preghiera, meditazione, abbandono