Uno
che
contesta
e
disapprova
trova
una
moltitudine
di
seguaci
perché
la
mette
sotto
l'ottica
dell'ingiustizia,
non
dice
quale
è
la
provenienza
di
quell'ingiustizia,
ma
va
alla
parte
finale
di
essa.
E
chi
non
disapprova
l'ingiustizia?
Sono
tantissimi
i
seguaci
che
corrono
a
sostenere
“quell'idea”,
contro
una
falsità
e
un’ingiustizia,
ma
non
diranno
mai
che
l'ingiustizia
ha
la
stessa
provenienza
dell'assertore
che
l’appoggia:
l'uomo!
Incredibilmente
si
ribellano
al
male
coloro
che
sono
la
causa
del
male,
difendono
la
pace,
l'ideologia,
come
fanno
ad
esempio
i
"mafiosi".
È
facile
sostenere
una
contestazione
davanti
ad
uno
scandalo
(magari
contro
la
Chiesa),
ad
un'ingiustizia,
e
dimostrare
di
essere
persone
rette
perché
si
accusa
quel
male!
Ma
chi
ha
creato
quel
male
era
consapevole?
Noi
non
avremmo
fatto
altrettanto?
Non
ragioniamo
come
ragiona
il
mondo,
perché
si
sentono
tutti
in
buona
fede
quando
difendono
idee
nobili
di
un
altro,
altrimenti
non
diventeremo
mai
cristiani
autentici,
ma
come
coloro
che
ragionano
uniti
contro
un
ingiustizia,
per
lasciare
trionfare il male.
Non
andiamo
chissà
dove
a
sostenere
l'idea
di
un
popolo
o
di
quelle
persone
che,
per
dei
vantaggi
personali,
si
nascondono dietro a un simbolo, un emblema o uno stemma, quando invece hanno una realtà disastrosa.
Facciamo
trionfare
quel
poco
di
bene
che
riusciamo
a
fare
negli
affetti
e
nei
contatti
della
vita
quotidiana,
della
nostra
casa, con le persone che ci sono accanto, poi sosteniamo la pace nel mondo.
Non
dobbiamo
diventare
apostoli
di
sventura,
di
critiche,
di
condanne,
del
negativo,
ma
degni
apostoli
della
verità
di
Dio,
sostituendo
la
maldicenza
con
la
benevolenza,
il
parlar
male
con
il
parlar
bene.
E’
troppo
facile
ed
inutile
lamentarsi,
perché
lamentarsi
significa
criticare
e
giudicare
ed
impedire
all’uomo
di
amare
veramente
(ecco
perché
il
Signore ha detto “non criticare, non giudicare”..).
La
lamentela
nasce
dal
trionfo
della
nostra
ragione,
dei
nostri
pregiudizi.
Facciamo
prevalere
la
lamentela
perché
siamo
severi
con
il
prossimo
e
non
con
noi
stessi….
per
poi
nascondere
i
nostri
difetti
dietro
la
corona
del
rosario!
Non
siamo
forse
noi
la
causa
dell’ingiustizia
che
detestiamo?
Quando
ci
lamentiamo
degli
altri,
in
realtà
li
colpevolizziamo
dei
nostri
difetti,
ci
lamentiamo
di
noi
stessi.
Le
arrabbiature
del
nostro
cuore
non
hanno
mai
risolto
niente,
anzi
ci
hanno
fatto
vivere
male,
ci
hanno
privato
della
pace
e
della
serenità,
ci
hanno
causato
sofferenza
in
tutto
il
corpo.
Invece
il
sentimento
dell’amore
può
fermare
ogni
sentimento
di
rabbia
e
di
ingiustizia
e
può
farci
stare
bene,
anche
fisicamente.
Quando
ci
comportiamo
male,
cerchiamo
una
giustificazione
di
comodo
per
togliere
il
rimorso
di
coscienza
e
l’amarezza
che
abbiamo
dentro
(che
dimostriamo
al
primo
che
incontriamo).
Anche
coloro
che
uccidono
quando
vengono
interrogati,
a
modo
loro
avevano
una
giusta
motivazione.
Che
assurdità!
Non
diventiamo
fatalisti
e
non
complichiamoci
la vita creando danni con i nostri errori, non pretendiamo che altri risolvano i problemi che abbiamo causato!
L'ipocrisia
è
una
cosa
vomitevole
e
riprovevole,
perché
è
la
più
grande
delle
offese
che
ci
possono
essere,
anche
più
delle
fragilità
delle
tentazioni!
Come
possiamo
dire
di
essere
testimoni
del
Signore,
quando
in
realtà
non
rispettiamo
la
sua
legge
con
il
nostro
comportamento?
Lo
offendiamo
quando
non
lo
rappresentiamo
nel
modo
giusto,
con la nostra vuota condotta davanti alle ingiustizie.
Vergogniamoci
di
tutti
gli
errori
che
abbiamo
commesso
e
che
abbiamo
ricevuto
da
chi
ci
ha
preceduto,
andando
fino
all'origine
del
genere
umano.
Lavoriamo
sulla
nostra
psiche,
non
su
quella
del
mondo
che
ha
già
deciso
da
che
parte
andare...
Impariamo
a
camminare
controcorrente
e
a
non
seguire
la
ragione
dell'uomo,
perché
avendo
ricevuto
la
conoscenza e l'istruzione, non saremo giustificati.
Ci
è
stato
detto
che
se
vogliamo
essere
amici
del
Signore,
verremo
criticati,
perseguitato,
giudicati.
E
se
ci
siamo
ripromessi
amici
di
Dio,
perché
ci
lamentiamo
subito,
ancor
prima
di
essere
diventati
suoi
amici,
se
siamo
criticati,
giudicati
e
perseguitati?
Non
dobbiamo
avere
paura
delle
prove,
altrimenti
abbiamo
paura
di
tutto
quello
che
ne
consegue
diventare
testimoni
della
verità
.
E’
mai
possibile
che
davanti
ad
una
piccola
critica,
che
potremmo
sorvolare
tranquillamente
con
un
cuore
generoso,
non
sappiamo
reagire
se
non
con
una
lamentela?
Sappiamo
che
non
mancano
le
prove
nel
cammino
di
santificazione
e
di
autenticità
cristiana,
ma
sappiamo
anche
che
le
sofferenze,
quando
vengono
portate
avanti
con
animo
giusto,
creano
la
gioia.
Accettiamo
con
coraggio
la
nostra
parte
e
la
nostra
croce,
senza
lamentarci.
Coinvolgiamo
solo
il
Signore
nelle
ingiustizie
che
riceviamo,
non
il
mondo
intero,
altrimenti
metteremo
sempre
in
cattiva
luce
la
persona
che
ci
ha
fatto
un
torto.
Il
Signore
non
ha
mai
coinvolto
nessuno
nelle
ingiustizie
che
ha
ricevuto,
anzi
ha
perdonato
ed
amato
fino
all’ultimo
respiro
sulla
croce.
Sentiamoci
dispiaciuti
per
non
essere
stati
in
grado
di
fare
quello
che
potevamo
fare.
E
non
pensiamo
solo
a
noi
stessi,
ma
sentiamoci
solidali
con
Maria
Santissima,
che
soffre
come
una
vera
mamma
per
la
perdita
di
tanti
suoi
figli,
per
consolarla,
per
fargli
sentire
che
gli
siamo
vicini,
per dargli ancora un motivo per sorridere ed intercedere per noi.
Confidenze di Maria santissima a Roberto Longhi sul monte Misma
L’ipocrisia di chi si lamenta dell’ingiustizia
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