© Un deserto sul Misma - Silenzio, preghiera, meditazione, abbandono….
Il
miglior
dialogo
con
il
Signore
è
il
silenzio,
così
è
lui
che
parla.
Egli
sa
quello
di
cui
abbiamo
bisogno,
da
noi
vuole
solo
che
rispettiamo
i
suoi
comandamenti.
Perché
dobbiamo
farci
contagiare
da
persone
scontente,
da
gente
che
non
è
sincera
e
si
lamenta
per
interessi
personali?
Non
dobbiamo
portare
a
casa
i
problemi
che
crea
l’uomo.
La
nostra
casa
deve
essere
un
alveare
di
pace
e
di
gioia,
un’oasi
felice
dove
genitori
e
figli
possono
finalmente
rilassarsi.
È
bello
preservare
nel
silenzio
coloro
che
affrontano
più
problemi
di
altri,
hanno
bisogno
di
stare
un
po’
con
sé
stessi.
Dobbiamo
difendere
in
ogni
modo
la
nostra
casa,
anche
a
costo
di
ingoiare
bocconi
amari
dalle
persone
più
care.
Deve
diventare
il
posto
più
bello
che
esiste,
come
se
non
volessimo
andare
più
da
nessun’altra
parte:
un
sorriso,
una
battuta,
una
cavolata,
un’arrabbiatura,
tutto
deve
essere
circoscritto
alla
famiglia
e
nessuno
deve
saperlo.
È
inutile
far
cambiare
modo
di
ragionare
a
quelli
che
non
lo
cambieranno,
proviamo
a
essere
un
po’
più
tolleranti.
Dobbiamo
immolarci
per
i
nostri
familiari
per
salvaguardare
la
pace
e
l’unione,
sentiremo
una
gioia
che
non
abbiamo
mai
sentito
prima,
non
ci
sentiremo
di
essere
stati
presi
in
giro.
Guardiamo
i
nostri
cari
come
le
persone
più
belle,
aiutiamoli,
facciamo
vedere
che
combattiamo
la
stessa
battaglia,
senza
paura
e
pretese.
Lasciamoli
fuori
dai
nostri
problemi,
non
ne
hanno
colpa,
essi
servono
soltanto
a
distruggere
e
a
sconquassare.
Appendiamoli
a
un
chiodo
ben
grosso
fuori
casa,
li
riprenderemo
al
mattino
ma
forse
potrebbero
essere
spariti.
È
un
cammino
di
intelligenza,
di
scaltrezza
e
di
spensieratezza,
perché
i
figli
della
luce
sono
più
scaltri
degli
altri.
Quando
una
cosa
non
si
può
più
cambiare,
possiamo
stare
tranquilli,
riflettere
e
non
prendere
decisioni
se
siamo
pieni
di
livore.
Possiamo
dire
qualche
preghiera
nel
nostro
cuore,
come
se
dovessimo
spostare
tutte
le
nostre
viscere.
Davanti
al
nostro
coraggio
potremmo
sentire
l’aiuto
del
Signore
e
della
Madonna,
anche
se
l’abbiamo
combinata
grossa
o
ce
l’hanno
combinata
grossa.
Stiamo
lì
fermi,
imperterriti,
tenaci,
testoni,
con
il
cuore
e
la
mente
assorti
nel
Signore
senza
pretendere
niente,
ammettiamo
i
nostri
errori
e
proponiamo
di
non
commetterli
più.
Chiamiamo
come
testimone
soltanto
Dio.
Poi
improvvisamente,
nella
quiete,
avviene
questo
fantastico
miracolo:
sentiamo
che
anche
nella
peggiore
delle
ipotesi
c’è
ancora
una
possibilità.
C’è
sempre
una
via
d’uscita
con
il
Signore
per
ogni
problema,
però
dobbiamo
tenercelo
per
noi.
Invochiamo
la
sua
sapienza,
ci
sentiremo
vincitori
perché
non
ci
ha
abbandonati.
Facciamo
finta
di
niente,
non
sempre
il
torto
viene
da
una
parte
e
la
ragione
dall’altra.
Mai
avremmo
pensato
di
andare
a
letto
sereni.
Questa
è
la
fede
che
viene
da
Dio.
Da
quale
diavolo
è
nato
quel
problema?
Quando
guarderemo
i
nostri
cari
penseremo
che
ci
vuole
un
grande
cuore
di
padre
o
di
madre
per
superare
certe
cose.
Che
bello
se
fuoriescono
parole
di
pace
e
di
amore
quando
il
nostro
cuore
è
distrutto
dalla
sofferenza!
Pensiamo
di
uscire
perdenti
e
invece
usciamo
vincitori.
La
Chiesa
offre
opportunità
per
proteggerci,
benedizioni
che
i
genitori
possono
fare
sui
figli.
Non
abituiamoli
a
pretendere
diritti
che
non
meritano,
altrimenti
non
fanno
nulla
per
migliorarsi.
Non
illudiamo
la
gente
che
otteniamo
a
prescindere
o
in
base
al
luogo
che
frequentiamo,
dobbiamo
essere
a
posto
con
il
Signore per ricevere la sua grazia.
COME PUÒ CHIEDERE SOLTANTO
PREGHIERE?
Che
onore
e
rispetto
riserviamo
a
Maria
Santissima?
Chi
è
per
noi
la
Madre
di
Dio?
La
Madonna
non
è
una
semplice
figura
che
può
concedere
il
miracolo.
Per
quello
che
rappresenta
e
per
i
suoi
meriti
è
come
se
la
vedessimo
alta
2000
metri,
un
arco
celeste
della
creazione,
una
Regina
che
comprende
tutte
le
qualità
per
il
vivere
bene.
Dovremmo
andare
da
lei
con
uno
spirito
diverso,
sentendoci
indegni
di
diffondere
il
suo
santo
nome
con
le
immaginette
o
la
corona
del
Rosario,
perché
Dio
l’ha
colmata
di
grazie.
Invece
la
trattiamo
come
se
fosse
la
nostra
serva
e
ci
appropriamo
delle
sue
qualità
come
fanno
purtroppo
certi
carismatici.
Di
quello
che
porta
dal
cielo
non
ci
rimane
niente,
salvo
poche
eccezioni.
Quanta
arroganza
Gesù
vede
nei
confronti
di
sua
Madre!
Abbiamo
imparato
con
le
preghiere
a
fare
come
per
gli
interessi
di
casa
nostra:
dire
un’Avemaria
non
è
come
dare
un
euro
alla
Madonna,
dirne
cento
non
è
come
offrire
cento
euro.
Se
le
preghiere
non
sono
accompagnate
da
concretezza
e
verità
non
valgono
nulla.
Cosa
facciamo
per
la
Madonna?
Siamo
sicuri
che
non
le
dobbiamo
mai
niente?
Se
abbiamo
una
dipendenza
o
un
vizio
sarebbe
buona
cosa
non
alimentarli,
ma
gestirli
in
modo
che
restino
nella
loro
forma
iniziale.
Invece
diventiamo
voraci
e
distruggiamo
noi
stessi
e
quelli
che
ci
stanno
vicino.
A
che
serve?
Limitiamo
i
danni
e
combattiamo
una
qualsiasi
dipendenza,
che
può
essere
il
dire
male,
così
per
abitudine
riusciamo
a
vincerla.
Criticare
non
significa
necessariamente
condannare
una
persona
ma
dissentire,
riprendere,
rinfacciare.
Evitiamo
di
reagire
o
di
sentirci
stupidi
quando
veniamo
offesi.
Offriamo
come
digiuno
al
Signore
la
rinuncia
a
ciò
che
siamo
più
fragili,
non
il
digiuno a pane e acqua.
Confidenze di Maria santissima a Roberto Longhi sul
monte Misma
Monte Misma -
Silenzio, preghiera, meditazione, abbandono