Un deserto sul Misma
Tutto
si
deposita
in
un
piccolo
pugno
grigio,
il
nostro
cervello,
e
noi
ci
muoviamo
in
base
a
quello
che
facciamo
entrare;
se
non
entrano
le
cose
migliori,
si
muovono
altri
fili
della
nostra
vita
che
non
portano
a
risultati
positivi.
Negli
ultimi
2000
anni
sono
state
dette
una
quantità
enorme
di
parole
inutili
e
vane:
questo
ci
sorprende
perché
ognuno
di
noi
non
riesce
a
trasmettere
ciò
che
Gesù
ha
rivelato.
Vogliamo
essere
solidali
e
riparare
con
il
nostro
silenzio
a
questa
gravissima
offesa
che
è
sempre
stata
perpetrata
davanti
agli
occhi
del
Signore?
Il
nostro
cuore
è
così
astioso
che
basta
un
niente
per
farlo
esplodere,
perciò
vediamo
i
tribunali
traboccare
di
denunce
stupide
che
si
potrebbero
benissimo
evitare.
Non
serve
a
niente
trovarsi
per
raccontare
le
ingiustizie
che
abbiamo
ricevuto,
non
è
lo
stile
rappresentato
sulla
Bibbia.
A
cosa
serve
denunciare
i
nostri
fratelli?
Il
Signore
ce
lo
proibisce
in
un
modo
categorico,
semmai
dobbiamo
confessare
i
nostri
peccati.
In
nessun
ambiente
sociale
uno
ammette
i
propri
sbagli,
né
si
parla
di
carità,
ma
si
difendono
le
proprie
ragioni
con
il
coltello
fra
i
denti.
E
la
cosa
peggiore
è
che
si
porta
questa
abitudine
anche
negli
ambienti
di
Dio.
Cosa
dirà
il
Signore
di
noi?
Ogni
volta
che
i
nostri
figli
ci
sentono
parlare
dei
difetti
degli
altri,
compresi
i
nostri
parenti,
li
diseduchiamo
a
rispettare
la
parola
di
Dio.
Abbiamo
recitato
la
preghiera
del
Confiteor
(Confesso
a
Dio
onnipotente
e
a
voi
fratelli…)
durante
tutte
le
sante
messe,
forse
migliaia
di
volte,
ma
poi
professiamo
l'esatto
contrario.
Se
pensiamo
di
non
aver
peccato
perché
la
recitiamo?
Troppi
pensano
di
confessare
ai
fratelli
i
peccati
degli
altri,
è
una
cosa
malsana
perché
il
Signore
vuole
che
dalla
nostra
bocca
non
escano
parole
cattive.
La
parola
cattiva
è
come
una
piuma,
non
si
sa
mai
dove
va
a
poggiare,
perché
poi
viene
riportata
nel
modo
peggiore.
Non
abbiamo
mai
avuto
l’esperienza
di
pregare
con
la
gioia
nel
cuore?
In
un
altro
passaggio
il
Signore
dice
"Considerate
perfetta
letizia
quando
subite
ogni
sorta
di
prova",
di
ingiustizia,
di
tradimento,
invece
noi
sappiamo
soltanto
lamentarci
e
aumentare
il
nostro
problema.
Quando
uno
ci
fa
qualcosa
per
cattiveria
o
per
causa
anche
nostra,
la
consideriamo
perfetta
rabbia,
vogliamo
giustizia.
A
cosa
vale
stare
ore
e
ore
in
preghiera
e
ricevere
il
corpo
e
il
sangue
di
Cristo,
se
ribaltiamo
il
significato
della
nostra
fede?
Ecco
perché
il
Signore
non
si
fida
delle
nostre
parole.
Il
vero
cristiano
ha
sempre
difeso
la
parola
di
Dio,
non
si
è
mai
lamentato
neanche
davanti
alla
prova
più
crudele.
Noi
invece
troviamo
soddisfazione
a
dire
il
male
degli
altri,
ma
la
verità
non
si
difende
così.
Vogliamo
offrire
la
vita
degli
altri,
per
fare
uscire
bella
la
nostra?
Preghiamo
con
troppa
tristezza
nel
cuore,
in
un
modo
rituale,
freddo,
di
circostanza,
perché
abbiamo
ancora
legato
l’anima
al
peccato.
Quando
si
slegherà
la
gioia
che
avremo
sarà
superiore
a
ogni
prova
della
vita.
Se
noi
credenti
andiamo
a
dimostrare
la
rabbia
perché
uno
ci
ha
offeso,
l’ateo
dirà:
“È
meglio
che
gli
stia
lontano”.
Come
possiamo
sostenere
la
Chiesa
in
questo
modo?
È
importante
la
coerenza
davanti
al
Signore
e
alle
persone
che
ci
conoscono.
A
cosa
serve
portare
all'opinione
pubblica
le
magagne
degli
altri?
Il
vero
peccato
è
la
mancanza
di
amore
e
la
maldicenza
fa
male
alla
nostra
preghiera.
E’
inutile
far
la
gara
a
chi
ha
più
prove,
è
la
gara
degli
stolti.
Che
ognuno
si
tenga
la
propria
croce.
Dov’è
la
dignità?
Se
fossimo
coraggiosi
e
desiderassimo
solamente
amare,
saremmo
più
felici,
piangeremmo
di
gioia.
Tanto,
non
amando,
non
cambiamo
il
corso
delle
cose.
Non
dobbiamo
sentirci
stupidi
o
fragili
se
accettiamo
ogni
sorta
di
prova,
dobbiamo
forse
difendere
il
nostro
orgoglio?
Consideriamo
un
debole
Gesù,
che
non
ha
reagito
davanti
a
Ponzio
Pilato
e
alla
tortura?
E
il
coraggio
di
aver
accettato
una
sorte
così
inenarrabile?
Quando
ci
comportiamo
in
un
modo
diverso
da
Lui,
lo
consideriamo
un
debole
e
non
crediamo
che
la
giustizia
divina
trionfi
anche
su
questa
terra,
perché
abbiamo
fiducia
solo
di
noi
stessi,
della
nostra
giustizia.
Sono
passati
2000
anni
dalla
sua
morte,
ma
continuiamo
a
sbagliare,
siamo
noi
o
è
Lui
il
Maestro?
Dov’è
la
carità?
Quante
volte
dovremmo
morderci
la
lingua…
Anche
chi
tace
può
avere
il
cuore
ribelle,
perché
se
avesse
la
possibilità
esploderebbe.
Il
Signore
ci
chiede
un
cuore
umile
e
contrito,
ma
noi
gli
diamo
altro.
È
una
forma
malvagia
quella
che
ci
illude
di
cambiare
il
mondo
recitando
una
certa
preghiera,
quando
poi
il
giorno
dopo
ci
comportiamo
peggio
degli
altri.
Anche
nei
gruppi
di
preghiera
si
portano
lamentele
e
pettegolezzi,
ma
nascondiamo
i
nostri
peccati.
Non
è
che
ognuno
deve
farsi
la
propria
cultura
con
la
parola
di
Dio.
Le
abitudini
del
mondo
ci
stanno
traviando
e
contagiando,
ma
il
Signore
viene
ad
avvisarci
prima
per
non
farci
piangere
sul
latte
versato.
Non
sarebbe
meglio
pregare
così:
Ave
Maria
piena
di
grazia
il
Signore
è
con
te,
fa
che
io
desideri
non
peccare
mai
più.
Santa
Maria madre di Dio, fa che io ami il prossimo mio come mi ha insegnato il tuo figlio Gesù.
Confidenze di Maria santissima a Roberto Longhi sul monte Misma
Il confiteor
© Un deserto sul Misma - Silenzio, preghiera, meditazione, abbandono….
Monte Misma - Oasi della Pace - via Spersiglio 25 Pradalunga (Bergamo)