Perché
interpretiamo
in
modo
diverso
l’istruzione
che
abbiamo
ricevuto
dalla
stessa
legge
e
dalle
stesse
parole
che
troviamo
sulla
Bibbia?
Vogliamo
dire
che
il
Signore
ha
torto
e
che
deve
modificare
qualcosa?
Invece
ha
già
pensato
a
tutto.
Per
ogni
tempo,
dall’epoca
del
fuoco
a
quella
tecnologica,
ha
preparato
un
personaggio
che
si
è
distinto
come
inventiva
e
capacità,
per
lo
sviluppo
della
materia
prima
e
dell’universo
creato.
Il
Signore
sapeva
che
dopo
tanti
secoli
sarebbe
arrivato
il
turno
di
Alessandro
Volta,
Edison,
Galileo
Galilei,
Bill
Gates,
perché
li
ha
scelti
con
un
gene
ben
preciso,
mentre
loro
non
c'entrano
assolutamente
niente.
Non
è
l'uomo
che
inventa
o
scopre
qualcosa
e
nemmeno
è
frutto
del
caso,
ma
tutto
avviene
per
grazia
di
Dio
che
ci
ha
dato
la
possibilità,
attraverso
i
carismi
e
i
talenti,
di
gestire
una
materia
per
migliorare
il
progresso.
Non
merita
un
ringraziamento
per
questo
il
Signore?
Se
fossimo
figli
di
un'evoluzione
dovremmo
comportarci
tutti
allo
stesso
modo;
in
realtà,
pur
essendo
simili,
abbiamo
caratteristiche
diverse,
siamo
uno
diverso
dall'altro.
Viviamo
e
ragioniamo
per
opera
di
Dio,
non
di
una
materia
che
si
evolve
e
cambia
aspetto.
Ciò
che
ci
deve
unire
è
accettare
la
paternità
di
Dio
e
la
sua
legge.
Il
che
non
significa
complicarci
la
vita,
come
avviene
per
chi
non
accogli
la
sua
legge,
ma
vivere
più
serenamente
anche
nelle
difficoltà
più
estreme.
Tanti
messaggi,
ragionamenti,
interviste
e
conferenze,
sono
servite
solamente
a
farci
sragionare.
Per
ragionare
nelle
cose
di
Dio
ci
vuole
il
silenzio,
non
persone
che
ci
mettono
in
bocca
parole
che
non
conosciamo,
per
poi
ripeterle
come
pappagalli
al
primo
che
incontriamo,
creando
danno
su
danno.
Non
ci
siamo
resi
conto
che
il
male,
attraverso
la
sua
astuzia
e
la
sua
potenza,
ci
ha
abituati
a
sragionare,
perché
in
realtà
nessuno
di
noi
fa
più
ammenda
dalla
propria
condizione
di
vita,
ma
si
meraviglia
sempre
degli
altri.
Il
mondo
ci
ha
fornito
una
realtà
diversa
da
quella
di
cui
facciamo
parte,
una
realtà
che
il
Signore
Gesù
ha
già
voluto
espiare
per
noi.
Se
potessimo
vedere
Dio
con
l’occhio
della
fede,
come
in
un
cannocchiale,
non
ci
sarebbero
più
ragionamenti
perché
nessuno
di
noi
può
reggere
una
potenza
così
grande.
Però
possiamo
conoscerlo
senza
perdere
l'equilibrio,
amando
e
abbandonandoci
totalmente
a
Lui.
Diffidiamo
delle
rivelazioni
private.
Il
mondo
ci
fa
sragionare
per
farci
cadere
più
facilmente
nelle
sue
trappole
con
una
condotta
di
vita
che
non
concede
giustificazioni.
Fin
dagli
albori
dei
tempi
siamo
sottoposti
a
deviazioni
che
ci
portano
a
trasmettere
le
cattive
abitudini:
la
depravazione,
l'arroganza,
il
male,
la
falsità,
l’adulterio.
Facciamo
forse
qualcosa
di
diverso
dai
popoli
che
ci
hanno
preceduto?
Il
nostro
peccato
è
sempre
quello,
non
è
cambiato.
Ammettiamo
di
avere
tanto
sbagliato
e
cerchiamo
di
recuperare
i
veri
valori
della
vita
come
il
Signore
merita,
anche
perché
finora
abbiamo
usufruito
della
sua
protezione.
E’
mai
possibile
che
i
nostri
padri
si
siano
sbagliati
completamente?
Vogliamo
comportarci
all’esatto
contrario
perché
pensiamo
che
sono
stati
imbrogliati?
Loro
vivevano
meglio
di
noi,
c'era
più
onestà
e
più
rispetto
per
certi
valori,
ma
c'era
anche
più
protezione.
Prendere
posizione
ci
può
causare
sofferenza,
però
i
risultati
migliori
li
ha
sempre
portati
Dio,
non
l'uomo.
CON QUALE SPIRITO ANDIAMO A CONFESSARCI?
Quando
pecchiamo
non
offendiamo
Dio,
ma
la
nostra
anima.
Lui
si
dispiace
del
nostro
peccato,
non
viene
offeso
come
pensiamo
noi,
non
è
un
despota
o
un
dittatore,
ma
un
Padre
misericordioso.
In
realtà
dovremmo
dispiacerci
del
nostro
errore.
Abbiamo
il
senso
del
dispiacere
per
aver
commesso
il
peccato
o
andiamo
confessarci
per
riscattare
l'alleanza
con
Dio,
per
riconciliarci
con
Lui?
Se
non
abbiamo
capito
la
gravità
del
nostro
peccato,
non
ci
sentiremo
in
colpa
per
averlo
commesso,
penseremo
solamente
di
aver
offeso
Dio.
Ma
ci
rendiamo
conto
che
è
tutto
il
contrario?
Noi
che
siamo
il
nulla,
offendiamo
il
tutto
con
il
peccato?
E’
un’assurdità,
come
possiamo
paragonarci
al
tutto?
Il
peso
del
peccato
riguarda
la
nostra
coscienza
non
Dio.
Andiamo
con
uno
spirito
contrito
e
umiliato
davanti
al
sacerdote
o
andiamo
per
mettere
a
posto
le
cose,
per
poi
rifare
gli
stessi
errori
con
una
facilità
estrema?
Ma
che
cristiani
siamo?
Dio
ci
ama,
non
ci
castigherà
mai,
si
dispiace
del
nostro
peccato
perché
non
lo
mettiamo
nella
condizione
di
concederci
la
sua
grazia
e
ci
dice:
“Ma
tu
non
sai
cosa
ti
perdi
nel
momento
in
cui
pecchi”.
Dobbiamo
sentirci
in
colpa
per
aver
offeso
il
nostro
spirito,
la
nostra
anima
e
la
nostra
dignità
davanti
a
Dio,
così
saremo
stimolati
a
peccare
molto
meno
rispetto
a
quello
che
il
mondo fa con un'abitudine superficiale.
Confidenze di Maria santissima a Roberto Longhi sul monte Misma
Chi ci ha fatto sragionare?
© Un deserto sul Misma - Silenzio, preghiera, meditazione, abbandono….
Monte Misma - Oasi della Pace - via Spersiglio 25 Pradalunga (Bergamo)
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