Se
siamo
arrivati
a
questo
disastro
è
perché
l'uomo
non
è
mai
stato
all'altezza
del
suo
cammino,
ha
peggiorato
la
propria
condizione
spirituale
perché
gli
sta
a
cuore
solo
star
bene
in
questa
vita.
Qual
è
il
nostro
impegno
e
la
nostra
missione?
Cosa
viviamo
a
fare
se
davanti
a
quello
che
vediamo
dimostriamo
di
essere
inutili?
C'è
una
parte
del
mondo
che
è
in
lotta
per
sopravvivere,
fugge
dal
sangue
e
dalle
violenze,
mentre
l'altra
parte
vede
una
sofferenza
più
grande
tra
suicidi,
violenze,
ribellioni,
tradimenti.
Dove
c'è
l'ingiustizia
le
persone
muoiono
di
fame
o
vengono
uccise,
dove
invece
c'è
la
giustizia
regna
la
falsità,
la
cattiveria,
l'invidia.
Il
Signore
ci
ha
rivelato
di
diffondere
principalmente
l'amore
o
questo
stile
di
vita?
Metà
mondo
rovista
nelle
immondizie,
l'altra
parte
butta
il
superfluo!
Dov’è
la
carità?
Non
bastano
le
nostre
preghiere
o
le
nostre
messe
perché
non
stiamo
facendo
la
nostra
parte
,
se
fossero
genuine
vedremmo
un
mondo
diverso.
Chi
fugge
per
salvare
la
propria
vita
(pagando
grosse
cifre
e
mettendo
a
rischio
anche
la
vita
dei
loro
figli)
dà
un'importanza
enorme
alla
propria
esistenza
e
quando
arriva
in
paesi
civilizzati
trova
una
cultura
dove
la
vita
non
conta
più
niente.
Trova
il
maggior
degrado
umano.
I
fatti
di
cronaca
ormai
non
ci
scuotono
più,
siamo
indifferenti
e
non
abbiamo
più
un
motivo
per
essere
felici.
C'è
più
solitudine
tra
persone
che
vivono
in
una
grande
città
che
tra
due
“scarafaggi”
del
deserto!
Tra
loro
c'è
più
solidarietà,
hanno
più
rispetto
della
vita
e
la
difendono
meglio.
Da
noi
manca
l'elemento
principale
dell'equilibrio,
la
consapevolezza
e
la
coerenza.
C'è
uno
squilibrio
che
fa
paura
creato
dai
nostri
discorsi
e
dalle
nostre
logiche,
ma
Dio
non
vuole
la
nostra
ragione,
vuole
il
nostro
cuore.
In
cielo
non
salgono
solo
miliardi
di
preghiere
(insipide),
sale
anche
l'urlo
dell'orfano
e
della
vedova.
Il
Signore
porterà
l'equilibrio
se
noi
lo
desideriamo
e
non
mettiamo
sempre
al
primo
posto
il
nostro
benessere.
La
compassione
è
il
“passo
di
Giona”,
il
disinteresse
che
offende
la
dignità
umana.
Perciò
il
Signore
non
vuole
i
tiepidi.
Non
lasciamoci
ingannare,
dispiaciamoci
per
questa
tremenda
desolazione.
Amiamoci
veramente
come
Dio
ci
ama,
siamo
solidali,
perché
il
rispetto
umano
non
serve
a
niente.
Preghiamo
per
quelli
che
muoiono
di
fame
e
ignoriamo
le
persone
bisognose
vicino
a
noi?
Non
stiamo
bene
con
chi
ci
vive
accanto,
ma
stiamo
bene
con
chi
incontriamo
all'ultimo
momento?
Non
è
questo
il
modo
di
essere
cristiani.
Amare
significa
dare,
non
che
l'altro
deve
accettare
la
nostra
proposta
di
pace.
Non
serve
alla
nostra
anima
difendere
un'idea
o
un
luogo,
come
possiamo
pensare
che
la
preghiera
o
la
frequentazione
di
certi
incontri
ci
dia
dei
super
poteri?
Tutto
quello
che
vediamo
i
santi
lo
hanno
già
sperimentato,
essi
non
sono
degli
indovini
e
se
sanno
aiutare
gli
altri
è
secondario
rispetto
alla
loro
missione.
Invece
molti
dicono
di
avere
delle
doti
e
dei
carismi
ma
non
conoscono
i
comandamenti
di
Dio.
La
carta
vincente
della
nostra
fede
e
della
nostra
salvezza,
che
elimina
i
mali
del
mondo,
è
quella
che
vorremmo
farcela
togliere:
la
croce.
Siamo
disponibili
ad
accogliere
le
situazioni
che
ci
troviamo
davanti
e
a
offrire
con
la
preghiera
quello
che
non
riusciamo
ad
accettare?
E'
la
fede
che
ci
renderà
felici
anche
nella
disperazione.
Oggi
ci
sono
tanti
gruppi
di
preghiera
che
una
volta
non
c'erano.
Non
è
vero
che
nel
mondo
non
si
prega
più,
c'è
sempre
stata
una
percentuale
di
cristiani
che
fa
salire
ogni
giorno
miliardi
di
preghiere,
ma
come
si
comporta
il
popolo
che
Dio
ha
scelto?
È
questa
la
domanda
a
cui
bisogna
rispondere
per
capire
se
Gesù
troverà
ancora
la
fede
al
suo
ritorno.
La
Chiesa
non
ci
chiede
un
sacrificio
continuo
ma
un
amore
continuo,
quella
caratteristica
del
cristiano
che
difficilmente
si
trova
nell'uomo.
Se
rispettiamo
i
comandamenti
tutto
il
resto
viene
confermato:
accettare
le
ingiustizie,
perdonare,
non
giudicare.
Ci
è
stato
detto
di
perdonare,
ma
quando
riceviamo
dei
torti
aumenta
la
rabbia
e
lo
scontento.
Chi
perdona
dimentica
l'offesa.
Non
siamo
così
vittime
della
cattiveria
degli
altri,
anche
noi
abbiamo
fatto
la
nostra
parte
per
svegliare
il
can
che
dorme
.
Cerchiamo
di
non
reagire,
di
non
offenderci,
di
non
insultare,
ma
di
far
capire
con
amore
e
dolcezza
infinita.
Tutti
gli
inviti
che
vengono
dal
cielo
sono
improntati
all'amore,
però
sembra
che
non
vogliamo
comprendere.
Come
ci
poniamo
davanti
ai
comandamenti,
ai
salmi,
alle
opere
di
misericordia?
Questa
è
Chiesa,
questa
è
fede,
questo
è
il
desiderio
di
dimostrare
che
abbiamo
santo
timor
di
Dio.
E
la
nostra
discendenza
sarà
benedetta.
È
facile
correre
dietro
a
un
masso
che
rotola
in
discesa,
così
è
il
mondo
che
ha
fatto
la
sua
scelta.
È
più
difficile
spingerlo
su
strada
irta
e
tortuosa.
Accettiamo
quelli
che
oggi
contestiamo,
non
per
rafforzare
la
loro
idea,
ma
per
recuperarli.
Impariamo
a
non
lamentarci
e
a
non
creare
divisioni
se
gli
altri
non
fanno
quel
che
diciamo
noi.
Pensiamo
alla
nostra
destinazione
finale
come
a
una
grande
casa
a
più
piani:
una
parte
vive
arrabbiata
negli
scantinati
al
freddo
e
al
buio,
l’altra
vive
nei
piani
superiori
dove
canta
di
gioia
in
mezzo
a
meraviglie
incantevoli.
Ci
eliminiamo
o
ci
promuoviamo con il nostro comportamento.
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