E’
dal
nostro
comportamento
che
si
capisce
se
siamo
veramente
coerenti
con
la
fede
che
diciamo
di
professare,
mentre
non
è
assolutamente
garanzia
di
autenticità
il
fatto
che
preghiamo,
andiamo
messa
e
facciamo
i
digiuni.
Noi
non
sappiamo
quale
spirito
abbiamo,
perciò
dobbiamo
fare
chiarezza
dentro
di
noi
per
capire
quale
spirito
possediamo,
se
quello
buono
o
quello
non
buono,
per
non
illuderci,
per
non
rischiare
di
non
possedere
lo
Spirito
buono
e
non
ereditare
il
regno
di
Dio.
San
Paolo
ci
viene
in
aiuto
indicandoci
i
frutti
dello
spirito
Santo
(Gal.5,22)
che
sono
amore,
gioia,
pace,
pazienza,
benevolenza,
bontà,
fedeltà,
mitezza,
dominio
di
sé.
Pertanto,
non
con
le
promesse,
ma
solo
col
nostro
comportamento
dimostriamo
di
essere
autentici,
quando
davanti
alle
prove
della
vita
rispondiamo
con
i
frutti
dello
spirito
Santo.
Se
viviamo
nello
Spirito,
allora
camminiamo
anche
nello
Spirito…
Chi
di
noi
in
realtà
dimostra
di
avere
dentro
di
sé
lo
spirito
buono,
lo
spirito
Santo?
Chi
dimostra
veramente
di
vivere
d'amore,
di
gioia,
di
pace,
di
pazienza,
di
benevolenza,
di
bontà,
di
fedeltà,
di
mitezza,
di
dominio
di
sé?
Sicuramente
chi
davanti
al
semaforo,
a
uno
che
non
riparte
subito,
ha
il
dominio
di
aspettare,
di
non
imprecare,
di
essere
paziente
(non
giustifichiamoci
con
gli
impegni,
la
fretta...).
Mentre
non
dimostra
i
doni
dello
spirito
Santo
chi
appena
finito
di
pregare,
di
andare
alla
Santa
messa,
critica
Tizio,
Caio,
Sempronio…
Questi
sono
i
doni
dello
spirito
non
buono,
perché
quest'ultimo
agisce
come
uno
spirito
buono,
non
agisce
fisicamente,
agisce
in
spirito.
Dove
vediamo
l'amore
fra
di
noi?
Vediamo
il
rispetto
umano,
rispetto
che
ci
conviene,
ma
quello
che
abbiamo
veramente
nel
nostro
cuore
non
è
quello
che
la
bocca
trasmette:
tante
volte
diciamo
che
andiamo
d'accordo
con
le
persone
solo
per
convenienza,
per
non
romper
l'amicizia,
ma
dentro
di
noi
c'è
un'altra
verità:
è
ipocrisia;
quella
che
ha
indotto
Gesù
a
scacciare
gli
ipocriti
del
tempio.
Quanto
fa
male
l'ipocrisia
al
Signore,
quanto
lo
irrita.....
Gioia,
pace,
pazienza,
benevolenza:
davvero
desideriamo
il
bene
degli
altri
in
un
modo
sincero?
Siamo
disposti
a
rinunciare
a
qualcosa
di
nostro
per
favorire
gli
altri?
Davvero
quando
vediamo
una
persona
che
ha
un
debito,
noi
la
aiutiamo
a
superare
quel
momento,
oppure
gli
giriamo
le
spalle
per
convenienza?
Dov'è
la
vera
benevolenza,
non
quella
mentale...
Chi
di
noi
è
mite
se
siamo
uno
più
orgoglioso
dell'altro,
uno
più
saccente
dall'altro,
uno
più
borioso
dell'altro,
e
guai
a
dissentire
il
ragionamento
dell'altro:
bisogna
assecondarlo,
altrimenti
si
alzano
i
muri
e
finisce
l'amicizia.
Questa
non
è
mitezza,
sono
i
doni
dello
spirito
non
buono.
I
due
spiriti
non
hanno
fatto
un
patto
di
amicizia;
in
noi
dimora
o
l'uno
o
l'altro.
Non
c'è
una
possibilità
di
convivenza
tra
di
loro.
Se
abbiamo
dentro
di
noi
lo
spirito
non
buono,
lo
spirito
Santo
si
ferma,
non
entra,
finché
non
esce
quello
cattivo.
Se
diamo
certi
frutti
non
coerenti
verso
lo
spirito
Santo,
è
perché
dobbiamo
partire
dalla
radice,
poiché
una
pianta
dà
i
frutti
in
base
alla
radice
che
ha.
Per
cambiare
tutto
alla
radice,
dobbiamo
affidarci
al
Signore,
sentirci
che
non
abbiamo
superato
nessun
esame,
che
non
siamo
all'altezza
della
situazione;
sentiamoci
di
migliorare
sempre
di
più
perché,
oltre
alla
nostra
anima,
ne
beneficeranno
anche
tutti
quelli
che
incontreremo.
Perché
essere
un
vero
strumento
del
Signore
e
irradiare
i
doni
dello
spirito
Santo,
senza
rendersene
conto,
significa
aiutare
anche
quelle
persone,
che
a
causa
dei
loro
errori,
sono
bersagliate
da
tutti
gli
altri.
Il
Signore
non
ci
dice
di
amare
solo
quelli
che
meritano,
ma
dice
.
.....
Noi
amiamo
e
incoraggiamo!
Perché
tutto
il
male
del
mondo
può
essere
vinto
con
l'amore,
mentre
il
pregiudizio,
il
pettegolezzo,
la
calunnia
e
la
condanna
aumentano
il
male.
Le
parabole
dei
sepolcri
imbiancati,
della
pagliuzza
e
della
trave,
riguardano
noi,
perché
gli
altri
davanti
al
Signore
siamo
noi.
La
Madonna
ci
sta
suggerendo
un
cammino
nuovo
che
può
dare
una
qualità
alla
nostra
vita,
vuol
fare
di
noi
dei
nuovi
apostoli,
dei
veri
strumenti
del
Signore.
Se
non
abbiamo
queste
qualità,
continuiamo
pure
a
pregare,
ad
andare
in
chiesa,
ma
non
parliamo
più
di
essere
responsabili
della
parola
del
Signore:
dobbiamo
autosospenderci,
in
attesa
di
essere
disposti
e
preparati
al
punto
giusto.
La
Chiesa
ha
bisogno
di
collaboratori
efficienti,
non
mediocri,
sapendo
che
come
testimoni
della
verità,
dobbiamo
affrontare
un
nemico
accanito
che
vuole
impedirci
di
essere
coerenti
ed
efficaci,
vuol
farci
cadere
in
tentazione
in
tutti
i
modi
per
non
essere
di
buon
esempio
agli
altri,
ed
indurli
a
dire:
"Piuttosto
che
essere
come
te
che
vai
in
chiesa
e
che
ti
comporti
in
un
certo
modo,
io
che
sono
ateo
e
che
sto
fuori,
almeno
sono
più
coerente".
Dobbiamo
capire
la
nostra
responsabilità,
e
se
siamo
all'altezza
di
parlare
in
nome
del
Signore.
San
Paolo
consiglia
di
parlare
meno
che
si
può.
Fermiamoci
e
meditiamo.
Non
recitiamo
le
parti
del
mite,
dell'umile,
del
buono:
devono
uscire
spontaneamente
dal
nostro
cuore.
Altrimenti
non
è
vero
amore,
vera
mitezza, vera gioia, è una recita che non serve a niente. Ci illude.
Confidenze di Maria santissima a Roberto Longhi sul monte Misma
Solo davanti alla prova dimostriamo quale spirito possediamo
© Un deserto sul Misma - Silenzio, preghiera, meditazione, abbandono….
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