Oggi
tutto
sembra
impostato
a
non
abbandonarsi
totalmente
a
Dio,
come
se
l’uomo
debba
fare
riferimento
soltanto
alla
sua
logica
umana.
Eppure
Dio
si
diverte
alle
nostre
spalle
mettendoci
in
difficoltà.
Ha
dato
la
sua
legge
in
luoghi
che
nessuno
s’aspettava
e
ha
fatto
nascere
profeti
da
madri
sterili.
Giovanni
Battista
viveva
di
stenti
nel
deserto,
era
un
uomo
imperioso,
ammoniva
e
giudicava,
trattava
i
peccatori
con
veemenza.
Parlava
del
Messia
come
di
uno
più
grande
di
lui
al
quale
non
era
degno
di
legare
i
sandali
e
il
popolo
ebraico
pensava
che
poteva
essere
ancora
più
duro
di
Giovanni.
Quando
arriva
il
Salvatore
non
ha
nessuna
delle
sue
qualità,
parlava
con
dolcezza,
mitezza,
affabilità,
perdonava,
stava
a
tavola
con
i
peccatori,
i
mangioni
e
i
beoni.
Questo
ha
mandato
in
crisi
e
confuso
Giovanni
Battista
tant’è
vero
che
i
suoi
discepoli
sono
accorsi
a
chiedere
a
Gesù
se
era
veramente
il
Messia.
Da
una
parte
faticava
a
credere
che
poteva
comportarsi
in
maniera
contraria
alla
sua
e
dall’altra
credeva
alle
sue
opere
quando
sentiva
che
ridava
la
vista
ai
ciechi,
guariva
i
malati
e
risuscitava
i
morti.
Quello
che
è
successo
a
Giovanni
Battista
è
affascinante
e
coinvolgente:
quante
volte
non
avrà
dormito
pensando
a
Gesù?
“Lasciate
che
i
morti
seppelliscano
i
morti”,
andava
contro
la
legge
ebraica
quando
lui
era
perfetto
nel
seguirla.
Era
uno
il
contrario
dell’altro.
Gesù
ha
anticipato
tempi,
era
già
nel
Nuovo
Testamento
mentre
Giovanni
era
ancora
nel
Vecchio.
Poi
a
un
certo
punto
ha
capito
com’era
la
storia,
tant’è
vero
che
nel
Giordano
voleva
farsi
battezzare
da
Gesù.
Gli
avrà
anche
detto
sorridendo:
“Che
scherzo
mi
fai?
Potevi
dirmelo
anche
prima…”.
Dobbiamo
fuoriuscire
dagli
schemi
mentali
e
dai
rituali
che
ci
hanno
imprigionato,
e
andare
dove
c’è
il
male
come
Gesù
che
frequentava
i
peccatori.
Dobbiamo
combattere
la
nostra
battaglia
in
un
mondo
di
mostri
come
mai
è
accaduto
nella
storia
dell’uomo,
dove
anche
la
natura
si
sta
ribellando.
Giovanni
Battista
veniva
da
una
cultura
ebraica
diversa,
non
sapeva
la
verità,
mentre
oggi
abbiamo
un
livello
superiore
di
conoscenza
e
di
emancipazione.
Sappiamo
che
Gesù
è
resuscitato.
Potremmo
davvero
fare
un
salto
di
qualità
se
apriamo
il
nostro
cuore
alla
parola
di
Dio.
È
quella
che
compie
il
miracolo
non
noi.
Gesù
non
ha
detto
che
era
figlio
di
Dio,
non
si
vantava
della
sua
autorità,
non
lo
ha
detto
a
Pilato
e
nemmeno
in
tempi
non
sospetti
perché
anche
il
diavolo
nel
deserto
non
era
sicuro
chi
fosse.
Così
ha
fatto
la
Madonna
per
umiltà.
Noi
invece
andiamo
dire
quello
che
non
siamo.
Non
dobbiamo
comportarci
come
giustizieri
ma
parlare
il
linguaggio
del
maestro.
Quando
in
una
famiglia
c’è
la
pecora
nera,
sua
madre
lo
difende
dicendo
che
ha
anche
delle
qualità.
Gesù
è
venuto
a
fare
il
ruolo
di
quella
madre
perché
non
tutti
i
figli
che
si
comportano
male
sono
da
condannare.
Era
così
diverso
da
Giovanni
Battista
perché
sa
che
davanti
a
Dio
siamo
tutti
la
pecora
nera.
Tanti
sono
caduti
perché
erano
troppo
buoni
e
si
sono
fidati
delle
persone
sbagliate.
Il
Signore
ci
dice
di
non
criticare
e
non
giudicare
perché
non
abbiamo
il
potere
mentale
per
farlo.
Però
è
determinato
con
quelli
che
lo
vogliono
seguire,
ci
dice
di
lasciare
tutto
ma
non
ci
obbliga
a
farlo.
Mentre
uno
che
viene
obbligato
non
persevera fino alla fine.
DIO PROVA L’UOMO
Perché
vogliamo
continuamente
promuovere
nuovi
cambiamenti?
È
come
se
criticassimo
Dio,
vogliamo
giustificare
tutto
e
andiamo
contro
i
comandamenti.
Non
era
logico
che
Abramo
doveva
sacrificare
il
figlio
avuto
da
Sara
che
era
sterile.
Come
avremmo
reagito
davanti
alla
prova
di
Abramo?
Dobbiamo
incamminarci
verso
la
luce
senza
batter
ciglio
e
senza
lamentarci.
Senza
l’aiuto
di
Dio
non
avremmo
potuto
nemmeno
mettere
insieme
le
parole
e
aver
dato
il
nome
ad
ogni
cosa,
gli
accenti,
la
punteggiatura.
Ha
pensato
a
tutto
per
noi,
perché
non
abbiamo
voluto
fare
quello
che
ci
ha
rivelato?
Tutto
dobbiamo
lasciare
su
questa
terra
eppure
per
arricchirci
litighiamo
con
il
nostro
fratello.
Siamo
più
attratti
da
quello
che
dobbiamo
lasciare
qui
che
dalla
parola
del
Signore.
Abbiamo
anche
l’avidità
spirituale,
quella
che
dissente
dai
comportamenti
dei
nostri
fratelli,
che
ci
fa
giudicare
e
non
concede
libertà
nemmeno
ai
familiari
che
vivono
in
modo
diverso
dal
nostro.
Non
a
caso
il
Signore
non
ha
scelto
quelli
che
avevano
queste
caratteristiche,
nessuno
di
coloro
che
frequentavano
il
tempio,
pagavano
le
decime
e
digiunavano.
Ha
guardato
al
pubblicano,
a
Zaccheo,
mentre
i
farisei
sapevano
nascondere
bene
le
proprie
magagne.
Anche
oggi
piuttosto
di
cambiare
vita
siamo
pronti
a
fare
digiuni,
pagare
le
decime
e
fare
gesti
di
volontariato,
il
nostro
modo
di
ragionare
davanti
a
un
fatto
di
cronaca
propende
sempre
verso
la
condanna,
la
polemica,
l’accusa.
Perdoniamo
o
denunciamo?
Il
nostro
cuore
si
è
indurito,
ecco
perché
manca
la
grazia
del
Signore
in
mezzo
a
noi.
A
cosa
serve
mettere
delle
intenzioni
davanti
alla
Madonna?
Dov’è
la
coerenza
cristiana?
Quando
veniamo
offesi
o
toccati
nei
nostri
diritti
siamo
più
propensi
all’apostasia
che
a
comportarci
come
Gesù
ci ha insegnato. Se avessimo seguito la via migliore non avremmo tutte le nostre paure e insicurezze.
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