Sarebbe
bello
per
noi
imparare
a
comportarci
come
per
voler
sorprendere
Maria
Santissima,
in
silenzio,
per
consolarla
di
tutte
le
ingiustizie
che
ancor
oggi
riceve,
per
l’orgoglio,
per
la
permalosità,
per
il
carattere,
specialmente
da
chi
crede
di
fare
le
cose
giuste.
Questo
non
avviene
perché
noi
non
ci
siamo
resi
conto
di
una
cosa
molto
profonda:
che
dimostriamo
al
Signore
la
nostra
ingratitudine
ricevendolo.
Noi
pensiamo
che
ricevere
il
Signore
sia
la
dimostrazione
che
gli
vogliamo
bene,
ma
ciò
non
è
assolutamente
vero,
perché
quella
presenza
in
noi
è
insignificante,
non
ci
emoziona,
non
ci
rende
responsabili.
Invece
ci
emozionerebbe
di
più
ricevere
a
casa
nostra
il
Papa,
il
presidente
dell'America
o
George
Clooney
(per
chi
ama
la
mondanità).
Prepareremmo
la
casa
nel
migliore
dei
modi,
la
imbiancheremmo,
laveremmo
le
tende,
e
riferiremmo
a
tutto
il
vicinato
della
visita
di
quel
protagonista
pubblico.
Saremmo
così
orgogliosi
e
ci
sentiremmo
così
gratificati
da
provare
una
gioia
ed
un'emozione
incredibile,
da
farci
perdere
la
testa,
al
punto
che
se
ricevessimo
un
torto
in
quel
momento,
non
ce
ne
renderemmo
neanche
conto.
Eppure
questa
felicità
non
la
dimostriamo
nel
ricevere
il
Signore.
E
allora
a
cosa
vale
tutto
il
nostro
correre
a
destra
e
a
sinistra,
se
in
realtà
ci
interessano
di
più
le
cose
nulle,
anche
se
sono
le
più
grandi
a
livello
terreno,
di
un
Dio
che
è
risorto
per
noi?
Vale
così
poco
il
Signore
per
noi,
che
ci
sentiremmo
più
emozionati
a
vincere
€
1.000
al
super
enalotto,
che
a
ricevere
il
Re
dei
re.
Che
importanza
ha
il
Signore
per
noi,
se
in
realtà
lo
riceviamo
in
un
modo
insignificante,
senza
nessuna
gioia
particolare,
se
non
quella
mentale,
che
è
una
gioia
diversa
da
quella
del
cuore.
Non
dobbiamo
emozionarci
come
dei
fanatici,
psicologicamente,
perché
quello
non
è
vero
amore,
ma
deve
essere
un'emozione
che
nasce
dentro
senza
che
ce
ne
accorgiamo,
man
mano
che
ci
avviciniamo
alla
Chiesa
e
a
ricevere
l'eucaristia,
il
Re
dei
re,
il
nostro
Creatore.
Ricevere
il
Signore
è
come
ingoiare
una
lampadina
accesa,
che
si
accende
dentro
facendoci
vedere
tutte
le
nostre
ossa:
diventiamo
trasparenti,
come
se
avessimo
fatto
una
radiografia,
tanto
è
la
luce
che
entra
dentro
di
noi.
È
l'energia
quotidiana
per
noi.
Invece
noi
che
siamo
strumenti
scelti
da
Dio
per
rappresentarlo,
quando
riceviamo
l’eucaristia
non
proviamo
alcuna
emozione,
siamo
abulici,
come
se
il
Signore
quasi
quasi
dovesse
inchinarsi
davanti
a
noi.
E’
come
se
ricevessimo
una
cosa
inutile,
fine
a
se
stessa,
pensando
di
aver
fatto
il
nostro
dovere,
mentre
è
il
sangue
e
il
corpo
di
nostro
Signore
Gesù,
che
dovrebbe
portare
il
nostro
cuore
a
scoppiare
di
gioia.
Se
diciamo
il
contrario
è
solo
perché
vogliamo
recitare,
essere
dei
mistici,
perché
se
fosse
vero
che
l'eucaristia
ci
riempie
il
cuore
di
gioia,
appena
fuori
di
Chiesa
non
disperderemmo
tanta
grazia
al
primo
problema
che
incontriamo.
Sapremmo
perdonare,
accettare
ingiustizie,
dimostrare
amore
verso
il
prossimo.
E
invece
al
primo
ostacolo
ci
siamo
già
dimenticati
della
gioia
che
il
Signore
ci
potrebbe
dare
e
ci
lasciamo
trasportare
dalla
reazione
del
problema
che
ci
troviamo
davanti…
Subito
c'è
una
reazione
diversa.
Pensate
che
bello
mantenere
la
gioia
dopo
aver
ricevuto
il
Re
dei
re
anche
davanti
alla
più
pessima
azione
dell'uomo!
La
nostra
vita
non
sarebbe
influenzata
dagli
altri,
ma
saremmo
in
grado
di
trasmettere
la
gioia
e
la
serenità,
come
faceva
Gesù,
senza
proferir
parola
e
nonostante
gli
scogli
che
ci
si
mettono
davanti.
Se
noi
fossimo
consapevoli
di
questo
mistero,
ci
sentiremmo
dentro
una
forza
per
accettare
tutte
le
ingiustizie
ed
amare
di
più.
E
invece,
quando
vediamo
qualcuno
che
ha
un
problema,
abbiamo
un'espressione
di
compatimento,
che
è
la
cosa
peggiore
si
possa
fare.
Compatiamo….
Noi
non
amiamo
perchè
sentiamo
Gesù
come
una
presenza
insignificante,
e
per
questo
motivo
impediamo
al
Signore
di
donarci
quelle
grazie
che
potrebbe
dare
ad
ognuno
di
noi.Cerchiamo
di
capire
perché
non
sentiamo
quel
privilegio
di
chi
andiamo
a
ricevere,
quell'emozione
che
i
santi
percepivano,
ma
che
nascondevano
perché
non
si
sentivano
degni
di
ricevere
tanta
grazia:
chi
più
capisce
questa
situazione,
più
si
annulla.
Se
non
impariamo
a
dare
le
giuste
posizioni
e
il
giusto
rispetto
a
chi
dobbiamo,
diventiamo
noi
quelli
che
non
sanno
testimoniare
la
verità,
a
scapito
della
vita
degli
altri.
Meglio
essere
sinceri
davanti
al
Signore
e
dire:
“vorrei,
ma
non
riesco
ad
emozionarmi
nel
riceverti,
non
mi
batte
forte
il
cuore....”.
Sentiamoci
miserabili
e
indegni,
non
che
dobbiamo
pensare
di
essere
riveriti
dagli
altri
solo
perché
andiamo
a
messa
tutti
i
giorni.....
Dimostriamo
le
cose
più
importanti,
quelle
basilari,
mentre
le
nostre
emozioni
e
le
nostre
esperienze
extra
sensoriali
teniamocele
per
noi,
come
ci
ha
insegnato
Maria
Santissima,
che
pur
essendo
piena
di
grazia
non
è
andata
in
giro
a
raccontarlo
a
tutti,
si
è
racchiusa
nel
silenzio....
Bastano
due
parole
per
spiegare
le
cose
di
Dio,
non
ore
e
ore
di
discorsi
che
sono
dispersivi
e
non
servono
a
niente.Dimostriamo
come
cristiani
che
al
di
sopra
di
tutto
c'è
Dio,
che
è
secondario
appartenere
a
un
gruppo
di
preghiera
piuttosto
che
a
un
altro,
e
che
la
nostra
gioia
non
dipende
dal
nostro umore, da come ci alziamo al mattino, altrimenti portiamo ovunque i nostri difetti.
Confidenze di Maria santissima a Roberto Longhi sul monte Misma
E' irriverente ricevere il Signore in modo insignificante
© Un deserto sul Misma - Silenzio, preghiera, meditazione, abbandono….
Monte Misma - Oasi della Pace - via Spersiglio 25 Pradalunga (Bergamo)
Monte Misma - Silenzio, preghiera, meditazione, abbandono