Guardando alla realtà che abbiamo sotto gli occhi, non dobbiamo soffermarci a cercare di capire il motivo di tanti disastri e di tanta confusione, non ne troveremo una risposta. Il perché è uno solo: il comportamento dell'uomo. Tutto quello che critichiamo ha una natura umana. Ma noi che ci professiamo cristiani, in che misura crediamo in Dio? Il Signore ha dato nelle nostre mani una ricchezza inestimabile che dimostriamo perlopiù di non saper gestire, non ci ha penalizzato come tanti pensano, creandoci. Quante ricchezze ci sono nel sottosuolo? Basterebbe un grande rubino per sfamare una nazione intera. Invece di ringraziare il Signore per avercele date gratuitamente, le abbiamo utilizzate per creare armi, per seminare terrore e morte, per arricchire potenti e dittatori. Se le avessimo divise tra tutti gli uomini, il nostro pianeta sarebbe un paradiso terrestre. Nel mondo c'è di tutto tranne l'amore: i tradimenti, le distruzioni, i massacri. C’è un amore convenzionale che ci giustifica, ma non quello di desiderare veramente il bene dell'altro. Nessuna parola scritta sulla Bibbia è esente dal passaggio della nostra vita: in tutte le città del mondo non c’è una Sodoma e Gomorra che si ripete? Non c'è forse uno stesso stile di vita, la stessa profanazione, gli stessi peccati? Perché pensiamo di non essere a contatto con questa realtà? Come allora, poche persone giuste e coerenti con la parola del Signore, potrebbero cambiare la sorte di queste città ed annullare tanto male sulla terra. Essere cristiani vuol dire avere in mano la vittoria certa, perché colui che ci ha scelti e salvati, ha fatto segni e prodigi come nessun'altra nazione ha visto. Il potenziale che contiene la nostra fede potrebbe fornirci l’antidoto per ogni problema della nostra vita, potremmo essere inondati di tanta grazia spirituale per fare piazza pulita del male in ogni posto dove andremo. Invece non c'è traccia di questo bene, non siamo all'altezza del nostro compito anche se preghiamo; vogliamo usare la nostra logica e diffondere ciò che Gesù non ha rivelato. Con le critiche e i giudizi non si difende il bene, non lo si fa trionfare, ma si energia al male, alla parte predominante di stessi. Siamo veramente coerenti alla realtà e alla responsabilità che Dio ci ha affidato? Siamo i beneficiari di una ricchezza stratosferica che non ci rendiamo conto di avere, eppure noi cristiani, a forza di ragionare, abbiamo decristianizzato perfino la legge di Cristo. Come si può dire che crediamo veramente in Dio se manchiamo di carità al primo che ci fa uno sgarbo? La carità non serve quando tutto va bene, ma quando siamo davanti alla prova, alle persone che ci urtano lo stomaco e non riusciamo ad accettare. Di quale dio parliamo in pubblico, se il nostro Dio ci raccomanda principalmente la carità, l'umiltà e l'amore? Non ha bisogno di essere difeso a denti stretti, con veemenza, come tanti di noi fanno, quasi fossero offesi dagli errori degli altri. I peccati offendono solamente l'animo della persona interessata, invece noi ci scandalizziamo, manchiamo di carità e di amore. Il diavolo ci mette davanti queste persone, così ci ribelliamo nell’intimo e cadiamo nel suo tranello. Perché facciamo l'esatto contrario di quello che dobbiamo fare? Davanti alle persone fragili dovremmo dimostrare tanto amore, tanta compassione, tanta carità. Quando invece le persone che vanno in chiesa trasmettono durezza, fanno la cosa peggiore che potrebbero fare; sarebbe meglio per loro che non entrassero nella casa del Signore, quantomeno non recherebbero danno alla sua immagine. A cosa serve leggere la parola del Signore se non siamo equilibrati? L’abbiamo decristianizzata. Se così non fosse non vivremmo questa desolazione, non vedremmo gli orrori che l'uomo commette; anzi gli orrori più grandi sono quelli che non si vedono e non si dicono, la mancanza di amore, i pregiudizi, le gelosie, le invidie, la cattiveria. Quello che ha nel cuore l'uomo è ancora peggio di quello che fuoriesce, ma non lo realizza completamente perché intervengono la Madonna e gli angeli in nostro favore. Non dobbiamo essere caritatevoli solo se ci conviene, perché questa è avarizia. Abbiamo mai confessato che pecchiamo di avarizia nell’amore? E’ disubbidire al comandamento di Gesù. Dobbiamo essere severi con noi stessi e chiederci: "Quella volta che ho avuto uno scontro con quella persona, Dio che cosa avrà detto di me?" . Sappiamo solo criticare il nostro fratello e il mondo intero; basta che uno non si comporti bene e subito rimane in noi una rabbia che ci impedisce di vedere con obiettività le meraviglie che ci stanno davanti. Così profaniamo il Creatore. Chi di noi riesce ad accettare la propria condizione di servo di Dio, amando e accettando ogni ingiustizia? L'azione dell'infido è talmente sottile che ci fa vedere le persone con un certo sospetto. Se facciamo ragionamenti santi il diavolo scappa, si altera, va in crisi, mentre quando spettegoliamo gli apriamo la porta. Aprire la porta a Dio vuol dire parlare solamente bene, non accusare, non denunciare e se a volte agganciammo quel tipo di discorso è un errore: prima di tutto perché non cambiamo la situazione, poi peggioriamo la nostra perché il nemico fa di noi quello che vuole. Invece di difendere la parola di Dio, la diffamiamo. Maria Santissima non ci ha insegnato il silenzio e la preghiera? Cerchiamo di non inventarci un Dio di comodità, che deve intervenire per cambiare chi ci ha offeso; è un modo indiretto di chiedere vendetta a nome nostro. Magari è più autentico un burbero, uno che ci spiattella le cose in faccia e ci diventa antipatico. E’ quello che hanno fatto i profeti come Giovanni Battista. Non dobbiamo avere paura a cambiare vita. Potremmo pentirci di non averlo scoperto prima. Confidenze di Maria santissima a Roberto Longhi sul monte Misma
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Guardando alla realtà che abbiamo sotto gli occhi, non dobbiamo soffermarci a cercare di capire il motivo di tanti disastri e di tanta confusione, non ne troveremo una risposta. Il perché è uno solo: il comportamento dell'uomo. Tutto quello che critichiamo ha una natura umana. Ma noi che ci professiamo cristiani, in che misura crediamo in Dio? Il Signore ha dato nelle nostre mani una ricchezza inestimabile che dimostriamo perlopiù di non saper gestire, non ci ha penalizzato come tanti pensano, creandoci. Quante ricchezze ci sono nel sottosuolo? Basterebbe un grande rubino per sfamare una nazione intera. Invece di ringraziare il Signore per avercele date gratuitamente, le abbiamo utilizzate per creare armi, per seminare terrore e morte, per arricchire potenti e dittatori. Se le avessimo divise tra tutti gli uomini, il nostro pianeta sarebbe un paradiso terrestre. Nel mondo c'è di tutto tranne l'amore: i tradimenti, le distruzioni, i massacri. C’è un amore convenzionale che ci giustifica, ma non quello di desiderare veramente il bene dell'altro. Nessuna parola scritta sulla Bibbia è esente dal passaggio della nostra vita: in tutte le città del mondo non c’è una Sodoma e Gomorra che si ripete? Non c'è forse uno stesso stile di vita, la stessa profanazione, gli stessi peccati? Perché pensiamo di non essere a contatto con questa realtà? Come allora, poche persone giuste e coerenti con la parola del Signore, potrebbero cambiare la sorte di queste città ed annullare tanto male sulla terra. Essere cristiani vuol dire avere in mano la vittoria certa, perché colui che ci ha scelti e salvati, ha fatto segni e prodigi come nessun'altra nazione ha visto. Il potenziale che contiene la nostra fede potrebbe fornirci l’antidoto per ogni problema della nostra vita, potremmo essere inondati di tanta grazia spirituale per fare piazza pulita del male in ogni posto dove andremo. Invece non c'è traccia di questo bene, non siamo all'altezza del nostro compito anche se preghiamo; vogliamo usare la nostra logica e diffondere ciò che Gesù non ha rivelato. Con le critiche e i giudizi non si difende il bene, non lo si fa trionfare, ma si energia al male, alla parte predominante di stessi. Siamo veramente coerenti alla realtà e alla responsabilità che Dio ci ha affidato? Siamo i beneficiari di una ricchezza stratosferica che non ci rendiamo conto di avere, eppure noi cristiani, a forza di ragionare, abbiamo decristianizzato perfino la legge di Cristo. Come si può dire che crediamo veramente in Dio se manchiamo di carità al primo che ci fa uno sgarbo? La carità non serve quando tutto va bene, ma quando siamo davanti alla prova, alle persone che ci urtano lo stomaco e non riusciamo ad accettare. Di quale dio parliamo in pubblico, se il nostro Dio ci raccomanda principalmente la carità, l'umiltà e l'amore? Non ha bisogno di essere difeso a denti stretti, con veemenza, come tanti di noi fanno, quasi fossero offesi dagli errori degli altri. I peccati offendono solamente l'animo della persona interessata, invece noi ci scandalizziamo, manchiamo di carità e di amore. Il diavolo ci mette davanti queste persone, così ci ribelliamo nell’intimo e cadiamo nel suo tranello. Perché facciamo l'esatto contrario di quello che dobbiamo fare? Davanti alle persone fragili dovremmo dimostrare tanto amore, tanta compassione, tanta carità. Quando invece le persone che vanno in chiesa trasmettono durezza, fanno la cosa peggiore che potrebbero fare; sarebbe meglio per loro che non entrassero nella casa del Signore, quantomeno non recherebbero danno alla sua immagine. A cosa serve leggere la parola del Signore se non siamo equilibrati? L’abbiamo decristianizzata. Se così non fosse non vivremmo questa desolazione, non vedremmo gli orrori che l'uomo commette; anzi gli orrori più grandi sono quelli che non si vedono e non si dicono, la mancanza di amore, i pregiudizi, le gelosie, le invidie, la cattiveria. Quello che ha nel cuore l'uomo è ancora peggio di quello che fuoriesce, ma non lo realizza completamente perché intervengono la Madonna e gli angeli in nostro favore. Non dobbiamo essere caritatevoli solo se ci conviene, perché questa è avarizia. Abbiamo mai confessato che pecchiamo di avarizia nell’amore? E’ disubbidire al comandamento di Gesù. Dobbiamo essere severi con noi stessi e chiederci: "Quella volta che ho avuto uno scontro con quella persona, Dio che cosa avrà detto di me?" . Sappiamo solo criticare il nostro fratello e il mondo intero; basta che uno non si comporti bene e subito rimane in noi una rabbia che ci impedisce di vedere con obiettività le meraviglie che ci stanno davanti. Così profaniamo il Creatore. Chi di noi riesce ad accettare la propria condizione di servo di Dio, amando e accettando ogni ingiustizia? L'azione dell'infido è talmente sottile che ci fa vedere le persone con un certo sospetto. Se facciamo ragionamenti santi il diavolo scappa, si altera, va in crisi, mentre quando spettegoliamo gli apriamo la porta. Aprire la porta a Dio vuol dire parlare solamente bene, non accusare, non denunciare e se a volte agganciammo quel tipo di discorso è un errore: prima di tutto perché non cambiamo la situazione, poi peggioriamo la nostra perché il nemico fa di noi quello che vuole. Invece di difendere la parola di Dio, la diffamiamo. Maria Santissima non ci ha insegnato il silenzio e la preghiera? Cerchiamo di non inventarci un Dio di comodità, che deve intervenire per cambiare chi ci ha offeso; è un modo indiretto di chiedere vendetta a nome nostro. Magari è più autentico un burbero, uno che ci spiattella le cose in faccia e ci diventa antipatico. 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